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10 Settembre 2019

Mammoy, di Catorchio, Cletus e altre avventure


In una misteriosa e atavica Sardegna, fra siti archeologici, leggende e una prorompente natura ricca di simbologie, si snoda una fiaba che con sensibilità e coraggio fa dialogare le culture ancestrali con i nuovi mezzi dell’intelligenza artificiale. Storia, magia e scienza si intrecciano dando vita a un racconto affascinante che prende per mano il lettore e, passo dopo passo, lo porta a conoscere le bellezze di luoghi ancora poco noti e a riscoprire attraverso i suoi personaggi la parte più autentica di sé.



Mammoy, di Catorchio, Cletus e altre avventure è una fiaba per bambini e per adulti, e può essere letta a più livelli. Rivelando un grande amore per le bellezze architettoniche e paesaggistiche dell’Isola e una sensibile attenzione per la natura, il racconto sonda gli aspetti più nascosti dell’animo umano alla ricerca di verità semplici ma troppo spesso celate sotto l’indifferenza e la paura dell’ignoto. La riscoperta delle conoscenze più antiche e l’apertura nei confronti del prossimo, che si evincono lasciandosi trasportare dal flusso delle parole, trasmettono un messaggio molto attuale che spinge a interrogarsi sull’alienazione della società contemporanea e sul significato di identità ormai perdute.



Incontriamo l’autrice Patrizia Boi, cantastorie prolifica con numerosi racconti, fiabe e saggi all’attivo, profonda conoscitrice della sua terra, la meravigliosa Sardegna.



Mammoy, di Catorchio, Cletus e altre avventure non è il primo dei suoi scritti dedicati al rapporto fra l’uomo e la natura. Può raccontarci brevemente qual è il tema del libro?


Mammoy sintetizza le osservazioni di una vita intera: attingendo dai miei studi ingegneristici e da quelli letterari, dalle mie ricerche antropologiche e dai miei cammini spirituali, è nata una Fiaba che cerca di integrare due sfere della nostra modernità che spesso non comunicano fra loro. Mi riferisco al mondo razionale e a quello intuitivo, a scienza e religione (o, per il mondo laico, sarebbe meglio parlare di “spiritualità”), all’emisfero sinistro e a quello destro del cervello, all’ingegnere e al poeta che c’è il me, e forse anche in ognuno di voi… Un Catorchio qualunque, programmato dalla visione tecnocratica del mondo occidentale – un robot, dunque – fuoriesce dalla sfera razionale alla quale era destinato per scoprire un mondo magico, misterioso e affascinante che lo porta ad allargare la sua coscienza e a viaggiare negli universi della fiaba. Lo conduce per mano Lug, un dio/scienziato – per lui padre e madre, quindi “Mammoy” – che lo stimola a vivere pienamente le esperienze, osservandole dai molteplici punti di vista del maschile e del femminile, a immergersi nella natura e a socializzare con l’intelligenza del mondo vegetale insieme a un’allegra brigata che si costituirà nel corso del racconto.



La Sardegna sembra raccogliere in sé un patrimonio di culture e ricchezze naturali ancora poco conosciute. Quali sono i luoghi che Catorchio incontra nel suo percorso?



Nel suo viaggio iniziatico Catorchio incontra le bellezze dell’Isola, quelle sconosciute ai vacanzieri, ma note ai veri viaggiatori. Si imbatte nella magia dei siti archeologici di Pranu Muttedu a Goni, della Reggia Nuragica di Torralba, del Santuario Nuragico di Serri, ma anche nella chiesetta romanica di San Pietro di Sorres, nell’Eremo di San Trano a Luogosanto o nell’Arte Sacra della tessitura del Bisso di Chiara Vigo a Sant’Antioco. E si inoltra in un pittoresco paesaggio fatto di pietre monumentali naturali come la “Pedra Istampada” del Monte Tuttavista, la “Preda Ballarina” di Nuoro, “su Tamburu Mannu” (il Grande Tamburo) di Aggius oppure tra le suggestive Miniere Sarde, nella vallata che si estende da Montevecchio a Ingurtosu per giungere tra le dorate Dune di Piscinas. E poi ci sono altre tappe del cammino di Catorchio non meno interessanti, come i Paesaggi di Bosa, Rena Maiore e Ozieri, “de Su Meriagu” e “Gulfu de li Ranci”, dell’isola di Tavolara, di Galtellì, Loceri, Sennori e del Supramonte, di Siurgus Donigala, Carloforte, Costa Rei e Sant’Antioco, di Kalaris e S’Alighera. Tutti questi luoghi sono stati individuati nella ingegnosa mappa realizzata da Niccolò Pizzorno, illustratore dell’opera. Alle bellezze della Sardegna si aggiungono anche le meraviglie di altre perle del Mediterraneo, come l’Agro Pontino, la suggestiva Matera, il Golfo di Napoli, la lontana Liguria, le Isole Tremiti e Drepanon, Trapani, estremo confine della Penisola con i due mari innamorati dell’Isola di Trinacria.



Quali sono i miti e le leggende che reputa più significativi per conoscere meglio il territorio sardo?



Sono quelli sulle piante. Infatti, ogni fiaba è connessa con una pianta aromatica che svela l’intelligenza del mondo vegetale e della natura che, in alcune parti dell’Isola, regna ancora incontaminata. Ogni pianta ha una storia magica, è legata a qualche leggenda e possiede un potere curativo. Inoltre, è stata introdotta, arricchendo e aromatizzando i cibi, nel nutrimento di generazioni di sardi ed è entrata a far parte di un immaginario che ha influenzato guaritrici e guaritori antichi e moderni. Le simbologie arboree mi sono care perché sono convinta che la conoscenza di esse sia utile per proteggere l’ambiente, il paesaggio e la vita stessa degli uomini. E se così non fosse mi affiderei alla saggezza delle nostre Janas…



Il viaggio di Catorchio è anche un viaggio alla scoperta della parte più autentica di noi stessi e dell’importanza del contatto col prossimo e con la diversità. In nome di quali valori il dio celtico Lug decide di costruire Catorchio?



Lug desidera creare un Uomo Nuovo, infinitamente curioso, spontaneo e disposto alla comunicazione con tutti gli altri esseri: umani, animali, vegetali o minerali. Il mondo che esplora Catorchio è composto da una comunità che collabora per conoscere, scoprire e approfondire il mistero della natura e di se stessi. La diversità arricchisce e integra, consente l’esplorazione di nuove strategie di sopravvivenza, aiuta l’eroe a risolvere i suoi conflitti, amplia l’orizzonte della propria limitata coscienza, affina la percezione dei mondi invisibili e contribuisce alla felicità dell’essere umano.



Quanto è rilevante la voce della natura nel racconto e quale messaggio vuole trasmettere al lettore?
La natura è padrona del Creato e l’animismo permea tutte le cose: ogni pietra, ogni legno, ogni albero e ogni animale hanno un senso, un’anima e una missione. Rispettare la natura significa proteggere la propria sopravvivenza, avere a cuore la “casa comune” dove abitiamo. Guardare al Creato come se fosse una parte di noi, come qualcosa che ci riguarda e ci costituisce, è un’opportunità per ogni lettore.



Le immagini di Niccolò Pizzorno accompagnano tutti i passaggi del romanzo. Quanto hanno contribuito alla realizzazione del libro?
Niccolò è stato essenziale per trasmettere i messaggi di cui ho scritto. Abbiamo lavorato a stretto contatto e lui ha assimilato il significato profondo del libro restituendomi spesso nuove idee. In fase di editing mi ha consentito, infatti, di affinare la storia, di creare nuovi personaggi, di investire sulle nuove simbologie che la sua mano fatata mi aveva rivelato. La sua disponibilità e la sua fantasia hanno generato una nuova creatura che non è più solo la mia storia, ma la mia fiaba arricchita dalla personalità delle sue straordinarie illustrazioni.


Nathalie Anne DoddPatrizia Boi, Mammoy, di Catorchio, Cletus e altre avventure, dei Merangoli, 2019. Illustrazioni di Niccolò Pizzorno.

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