Maria Lai, le 100mila Stelle nel suo firmamento
Maria Lai: sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa prematura della più grande artista sarda del Novecento. La sua arte, però, è più che mai viva, capace di continuare ad evolversi per continuare ad affascinare e conquistare l’apprezzamento dei critici o semplici appassionati. Come in un crescendo progressivo che sta portando l’artista di Ulassai nell’olimpo nazionale e internazionale dei più “grandi” e “influenti”. In quest’ottica si continuano a moltiplicare le iniziative che ne divulgano il pensiero e le opere. Spesso universali e trasversali attraverso dialoghi con altre forme d’arte. Ne è l’esempio il rapporto che Maria Lai aveva con l’artista e scrittore peruviano Jorge Eielson. A questo connubio intellettuale è dedicata la mostra istituzionale organizzata dal prestigioso man di Nuoro che sarà possibile visitare fino al 19 settembre prossimo. Il progetto della mostra, firmato da Elisabetta Masala, curatrice del MAN, contempla una sessantina di opere di Maria Lai e di Jorge Eielson, alcune delle quali inedite e presentate al pubblico per la prima volta, rinvenute in collezioni private ad oggi non ancora valorizzate, oltre che dagli archivi storici di entrambi gli autori.
Il percorso si snoda attraverso una narrazione a due voci che vede dipinti, tele, sculture e sperimentazioni tecniche di Lai e Eielson dipanarsi per sezioni, il paesaggio, la poesia, le stelle, le geografie, nell’idea di restituite l’armonia di un sentire comune e piccoli “nodi” che collegano in sottotraccia le ragioni antropologiche del lavoro di entrambi, fra il passato dell’isola a quello dei nativi peruviani.
Le poesie di Jorge suggeriscono a Maria nuove fiabe per i suoi fili. La Sardegna di Maria, il suo passato arcaico, le sue fate, il Mediterraneo, nutrono i versi di Jorge e quei nodi di stoffa retaggio di una cultura sudamericana che egli porta con sé sull’isola e cuce alle iconografie primigenie della sua terra d’adozione. Eielson nato nel 1924 aveva lasciato la sua terra natia nel 1948 per raggiungere l’Europa, prima Parigi, poi la Svizzera e infine l’Italia nel 1951. Approda in Sardegna a Bari Sardo dove incontra un altro autore locale Michele Mulas. «I punti di contatto nel loro lavoro - scrive Elena Pontiggia tragli autori dei testi critici - , del resto, non mancavano. Lai e Eielson dialogavano entrambi con quella direzione di ricerca dell’arte contemporanea che utilizza come materiale la tela del quadro, anzi ne erano fra i protagonisti. Anche Eielson si serve della tela, ma con altri intenti ancora. Nelle sue opere ha un valore fondamentale il nodo, o quipo, l’antico segno degli Incas, che simboleggia un centro di energia cosmica e insieme il nucleo primo, quasi molecolare, di ogni essere».
Davide Mosca