Milano vista dallo spazio? Una città “infuocata”
Il caldo torrido di questi ultimi giorni sta segnando livelli record. Milano è stretta nella morsa delle alte temperature e la conferma arriva anche dallo spazio. L’Agenzia spaziale europea, in collaborazione con la Nasa, è riuscita a “fotografare” la temperatura del suolo di Milano e di altre grandi città. Il risultato è evidente ma, ahinoi, non sorprendente per chi è attento da anni ai danni da surriscaldamento globale.
La fotografia scattata dallo spazio risale allo scorso 18 giugno: si vede molto bene come tutta la superficie del centro storico sia rossa o arancione, colori che segnalano temperature ben oltre i 40 gradi. In corrispondenza di strade e linee ferroviarie, il suolo registra livelli vicini ai 48 gradi. Temperature più basse, ma sempre intorno ai 40 gradi, nelle zone con parchi e aree verdi.
Proprio per sottolineare questo aspetto, Stefano Boeri, presidente della Triennale, ha scritto sul suo profilo Facebook: «L’immagine, oltre che mettere in luce il contributo di riduzione del calore svolto dalle superfici vegetali ed alberate, questa mappa dimostra le prestazioni climatiche del Bosco Verticale.
Per noi è una conferma importante del nostro sforzo di proporre architetture verdi e abitate da alberi, oltre che uno stimolo a diffondere e potenziare i progetti di forestazione urbana come @foresta_mi in tutte le città italiane e del mondo in cui lavoriamo.
Lo sperimentiamo tutti nel quotidiano, in questi giorni di luglio: nel verde, tra gli alberi e le piante, respiriamo, sentiamo meno caldo. Gli alberi hanno un impatto positivo sulla regolazione del microclima e sulla riduzione dell’effetto “isola di calore”.
Abbiamo un estremo bisogno di alberi nei parchi, nei giardini, sui tetti e nei cortili, quanto mai in questo momento storico della nostra specie su questo Pianeta. Forestare le città non è solo un atto di attenzione al mondo vegetale, ma un atto di sopravvivenza».
Le immagini sono state realizzate grazie a Ecostress, uno strumento installato sulla Stazione spaziale internazionale e di proprietà del Jet Propulsory Laboratory della Nasa. Una tecnologia cruciale che permette di fotografare in modo evidente il problema del riscaldamento globale nel mondo, in questo caso specifico a Milano.
Il Bosco Verticale a Milano
Stefano Boeri immagina «soprattutto giovani che capiscono l’importanza di riflettere sugli alberi e sulla capacità che hanno di aiutarci. È importante, in un momento difficile come questo, imparare dalla loro capacità di resistere, pur non potendo spostarsi, agli incidenti del clima e dell’ambiente. Ma gli alberi ci aiutano anche a respirare meglio, riducono il calore, assorbono le polveri sottili che affliggono l’aria delle nostre città e secondo gli esperti nelle metropoli hanno forse contribuito a diffondere il virus». Una dichiarazione d’amore per gli amici con le radici. Non è certo un caso che Boeri abbia trasformato la natura in un luogo iconico da vivere: il celebratissimo Bosco verticale nel centro di Milano.
Stefano Boeri a Porto Cervo
Lo scorso 2 luglio l’archistar Boeri era a Porto Cervo in qualità di ospite per la presentazione ufficiale del prestigioso libro Costa Smeralda edito dalla casa editrice newyorkese Assouline. L’autore del libro Cesare Cunaccia ha esaltato la figura del fondatore: «Il principe Aga Khan arriva qui appena 25enne e vede lontano: la sua idea e visione non sono in contrapposizione con la natura in un momento in cui non si parla di problemi ecologici lui decide comunque che tutte le nuove costruzioni dovessero dialogare con la natura circostante».
Amante della Sardegna, Boeri ha voluto invece omaggiare il lavoro di quei grandi architetti che presero parte all’avventura della “Costa Smeralda”: «Io penso che l’architettura abbia bisogno di coltivare delle ossessioni. Perché se non hai un’ossessione e se non capisci che l’ossessione è il timone della tua vita rischi poi di essere schiacciato degli interessi. Credo che Jacques Couëlle (l’architetto progettista della Costa Smeralda n.d.r.) avesse la capacità di coltivare un’ossessione e quando è arrivato qui lui aveva ben chiaro cosa voleva fare. Lui insieme al principe e agli altri architetti hanno costruito qualcosa di formidabile».
Sibilla Panfili