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31 Gennaio 2020

Nuoro è la capitale del fumetto


Ci sono incantesimi che prendono il via tra le sale temporanee del Museo del Costume di Nuoro che diventa così la capitale del fumetto in Sardegna. Cada Contu è il posto che finalmente svela la grande tradizione sarda di fumettisti, illustratori e sceneggiatori e il festival del fumetto accade dando vita a una nuova, straordinaria mostra aperta al pubblico fino a febbraio 2020. Ospiterà i lavori di oltre quaranta fra autori, sceneggiatori e disegnatori di fumetti sardi e ben 150 opere. E poi master class aperte al pubblico, laboratori per ragazzi con presenze gigantesche come Pasquale Ruju e Silvio Camboni ad orchestrare questi giochi d’illusione tra immagini e parole.



Ed è proprio Pasquale Ruju a dire: «Un’autentica emozione l’aver ritrovato tanti amici e colleghi fumettisti nella mia città natale, Nuoro. Davvero un bell’evento e di grande successo, Cada Contu - continua l’autore mediatico e interattivo che ha animato Tex in diverse avventure - come pure aver sentito l’attenzione e l’affetto che la gente ha avuto e continua ad avere per il nostro lavoro. Lunga vita a Cada Contu, dunque, con tutte le sue iniziative, complimenti a Manuelle Mureddu, alle autorità e agli organizzatori che si sono spesi per trasformare questo progetto in una forte e duratura realtà. Da parte mia, non mancherò di offrire il mio contributo, per onorare e divulgare il media fumetto, eccellenza italiana che trova finalmente il suo posto nel panorama culturale della nostra isola.» 



La manifestazione si articola in due momenti: una residenza artistica dove gli autori hanno avuto modo di vivere la città e una grande mostra antologica presentata lo scorso dicembre. Infatti, dall’8 al 12 aprile Nuoro ha ospitato i disegnatori Guido Masala, Emilio Pilliu, Jonhatan Fara e lo sceneggiatore Andrea Pau. L’incontro con i luoghi e le persone ha offerto numerosi spunti, le suggestioni per i loro taccuini si sono trasformate in fumetto, il tutto raccolto in un albo di quattro storie, edito dall’Isre, Istituto Superiore Regionale Etnografico, in un progetto che rientra tra le finalità dell\'ente, con il compito di promuovere il progresso culturale dell\'Isola, converge in un grande contenitore artistico dando spazio a creatività espresse e ancora da scoprire.



«Con Cada Contu cerchiamo di muoverci su due canali, uno della produzione e uno della promozione - dice Manuelle Mureddu direttore artistico - Su quello della produzione, strettamente legato alla residenza artistica di aprile, con gli ospiti che abbiamo avuto abbiamo creato l’albo. Nell’ambito della promozione con l’Isre abbiamo permesso che la raccolta di questi lavori d’ingegno ci guidasse in un viaggio attraverso quello che è successo e che sta succedendo. La sfida è certamente cercare insieme di interpretare quello che succederà.»



In un luogo astratto come il grafic novel, con le peculiarità di un paese intenso come la Sardegna e ricco di artisti noti e emergenti, la scommessa sembra essere già vinta. In collaborazione con l’associazione Betistòria si snoda questa avventura, con la cura di chi, come Manuelle Mureddu, per primo si diverte nel mondo reale, tra le varie attribuzioni di definizioni come ‘artigiano di storie’ o ‘artista della nona arte’. Manuelle Mureddu più che precisare tende a svelare, come fa un prestigiatore che ti sorprende, poi ti lascia col tuo stesso identico dubbio di prima e una curiosità in più. Forse la magia, se esiste, è un’operazione algebrica, una moltiplicazione. «Trovo intrigante quella sorta di resistenza tra i fumettisti nel lasciarsi chiamare ‘artisti’, molti preferiscono ‘artigiano’ ma l’artigiano fa altro, magari più importante, più divertente o utile. O magari no, io credo che il fumetto sia arte e chi lo fa un artista. Il che per certi versi diventa molto responsabilizzante, soprattutto per un giovane disegnatore che si affaccia a questo mondo. Un ruolo che tende a fare paura.»



Un contributo al dibattito sulla definizione dell’autore di storie a fumetti lo dà Pasquale Ruju, scrittore e autore di iconici personaggi che ormai abitano la fantasia di un intero paese.



«La scrittura dedicata al fumetto è soprattutto buon artigianato. Si lavora tutti i giorni, nel mio caso dalle sei alle otto ore, per una produzione che arriva alle milleduecento/millecinquecento pagine l\'anno. Si tratta di produzione continua e sorvegliata per mantenere ritmo, coerenza e suggestione in ogni nuova storia. Le cose cambiano quando ci si dedica a un lavoro per il cinema o a un romanzo. In quel caso possono saltare gli schemi.»




Grandi nomi storici posti accanto a nomi emergenti, per calcare i contorni di storie infilate tra le pagine di fumetti dallo straordinario sense of wonder di una nuova, elettrizzante missione.




«Cada Contu è un momento di consapevolezza della realtà del fumetto e di confronto per tutti i professionisti del settore. - ha sottolineato il direttore artistico Manuelle Mureddu - In mostra vedremo grandi artisti affiancati da nuovi autori. Nell’albo distribuito vedremo le quattro storie coi diversi tratti stilistici e nei laboratori e nelle e master class tutto sarà vivo e coinvolgente. Cada Contu, che puntiamo a far diventare un appuntamento annuale, è l’incantesimo che si spezza: le cose cambiano, qua il magico è reale, inferno e paradiso sono fisici nella nostra terra, sarà una fotografia del presente per vedere chi siamo e chi saremo tra vent\'anni. Idea un po’ folle e ambivalente forse ma la residenza artistica nasce da questo, portiamo qua gli artisti e li mettiamo nella condizione di raccontare ciò che vogliono.»



Come ogni direttore memorabile ha una sua sincerità scomoda e confessa di non aver potuto resistere alla tentazione di aggiungere un suo racconto alla raccolta di Cada Contu, e presenta un plot tra i più enigmatici che più che indagare sulla natura del distacco, segue da vicino la vita e, tallonandola, la immerge nel quotidiano.



«La mia storia si chiama storia di Andria, traduzione in lingua sarda del nome Andrea, tutto nasce da un’ispirazione all’interno del museo del costume dove c’è la bellissima strada dei tappeti che sono esempi di una tradizione tessile praticata in ogni villaggio dell\'isola, ancora nella prima metà del Novecento e che ha costituito la base su cui si fonda la ben nota attuale produzione artigianale. Per la rarità e l\'interesse storico-scientifico si segnala il “tapinu \'e mortu\", un piccolo tappeto che la tradizione vuole venisse utilizzato per deporvi i defunti in occasione del compianto funebre.
Andria è il personaggio attraversato in pieno dalla sottrazione, un uomo che non riesce a superare la vedovanza e che ogni giorno si veste del vestito della festa, si avvolge nel tappeto del morto dove è stata avvolta la moglie e spetta che lei lo venga a prendere.
Un personaggio incastrato nell’abbandono, tutto ciò che accade intorno lo prende alla sprovvista; quando a venirlo a prendere sarà un uomo con l’enorme cappello in legno con incisi due astri, simbolo delle due anime rinchiuse, si innesca il corto circuito. Ho voluto che la morte nella mia storia non fosse una donna un po’ per rompere con l’idea logora del femminile che uccide, un po’ perché l’elemento del trascendente nella cultura e nella mitologia sarda non è un solo unico luogo fantastico, esiste anche un luogo fisico: con la morte tu puoi combattere. Sono due mondi nei quali ci puoi mettere le mani e la carne, sicuramente l’anima.»



Manuelle Mureddu riesce a fare dei suoi plot uno specchio imprevedibile della realtà e tra le pagine ci costringe in un contesto più che surreale, tridimensionale. Nello stesso modo in cui il povero Andria si ritrova in un corpo a corpo con la morte. Un maschio a simboleggiare il demone di ognuno, indossa il cappello in legno a punta, una sorta di piramide alta detta ‘su bundu’ ed evoca simboli di alcune maschere del carnevale sardo, come il cappotto in orbace; nell’aggressione Andria riuscirà ad impossessarsi del copricapo usandolo come chiave per entrare nel mondo dei morti. Non gli succede di morire ma di ritrovarsi a fare quello che da sempre fa la morte e sarà condannato a cercare altre anime.



Eppure, il complesso mondo della morte è il tema che non viene costantemente mostrato nel corso della storia ma suggerito o immaginato. L’intento sembra quello di raccontare una vita dove qualcosa di sempre uguale confluisce e scorre come privo di fine. Sono i nostri limiti che si prendono la scena. Mureddu semplicemente con il fascino sfacciato della sua scrittura riesce a copiare la vita e ne amplifica, se non il senso, la consistenza. Andria perde la sua vita di sempre e ne guadagna una simile o in tutto uguale? Scendono fette di una realtà che accade ed è solamente da incartare mentre una voce al di là del banco ci chiama a decidere: «Che faccio lascio?»



Anna Maria Turra


Inspiration

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