Nuove dipendenze: binge watching
È un fenomeno culturale globale di enorme impatto. Restare in casa, pigiama o tuta, preferibilmente soli, comunque non più di due, abbracciati al cane o al gatto, sdraiati davanti alla tv (o al computer) a guardare dai due ai sei episodi o un’intera serie tv tutta di un fiato: si chiama binge watching, e ne siamo tutti prede consenzienti.
Tempi duri quindi per la tv generalista, l’era digitale ci regala Netflix, Amazon Prime, Hulu e altre piattaforme di streaming che ci rendono artefici del nostro destino di spettatori, regalandoci la libertà di incatenarci allo schermo per tutto il tempo che vogliamo, senza aspettare una settimana per seguire la nuova puntata del nostro programma preferito o per sapere che fine ha fatto il nostro eroe, e senza essere interrotti dalla pubblicità!
Ciò che seguiamo in streaming ha sostituito nel quotidiano le chiacchiere generiche, simpatizzare con Tokyo piuttosto che con il Professore, protagonisti della Casa di carta, ritrovarsi durante una cena a scambiarsi pareri su Hill house o la nuova stagione di Mindhunter può rivelarsi un valido veicolo di socializzazione.
L’alta qualità dei programmi è ammaliante come uno stuolo di sirene, ed è dolce immergersi in una storia e dimenticare le preoccupazioni quotidiane per un po’. Che potrebbe diventare “un bel po’, come nel caso di Stranger Things: negli Stati Uniti quasi mezzo milione di persone ha seguito tutti e nove gli episodi della seconda serie il giorno stesso della pubblicazione.
Perché restiamo appiccicati allo schermo così a lungo?
Lo psicologo Renee Carr ha dichiarato in una intervista alla NBCnews che quando la nostra mente è impegnata in una attività piacevole, come ad esempio la visione di un programma che ci coinvolge particolarmente, il cervello produce dopamina, sostanza naturale che provoca un forte benessere. Più guardiamo, più dopamina viene liberata nel nostro organismo, creando una specie di dipendenza.
Un altro motivo di benessere deriva dallo sperimentare attraverso i protagonisti preferiti storie e sensazioni come se le vivessimo in prima persona. Ritrovarsi un una storia d’amore borderline, come You, in una famiglia fuori di testa ma affettuosa e affidabile come quella di Modern Family, o in una situazione al limite della realtà come Dark, in una vita violenta lontana dal nostro quotidiano, come quella narrata da Narcos o Orange is the new black diventa irresistibile.
Tutto questo però potrebbe portarci a un isolamento, potrebbe rinchiuderci in una realtà virtuale, rassicurante quanto illusoria e fallace, e renderci incapaci di costruire rapporti sociali, fondamentali per un concreto svolgimento della vita. E intanto consumiamo velocemente film, serie e documentari in un’abbuffata di emozioni che però, sostiene il New York Times, ci lasciano alla fine svuotati e in preda a un sentimento che il quotidiano chiama post binge watching blues, una sorta di malinconia oscura in cui galleggiamo, fino alla prossima serie.
Paolo Maiorino