Nuraghe Majori, la storia immersa nel bosco
A Tempio Pausania esistono tre strade. Una porta verso il centro, la città di pietra. La seconda, per gli amanti della natura, delle passeggiate e del trekking, è invece una lunga scalata verso la montagna, il Limbara oppure i Monti di Aggius. Con l’ultima, altrettanto incantevole, si va infine incontro alla storia, che ha deciso di lasciare una testimonianza fatta di grassi massi di granito, il Nuraghe Majori. La scelta è impossibile. Ognuno ha la sua peculiarità, un elemento capace di cogliere l\'attenzione. Nel caso di questo nuraghe, ad attrarre è la sua struttura. Si tratta di un monumento dall’età nuragica, un’epoca che ha lasciato il segno in tutta la regione.
Storia e natura, i passi verso il nuraghe
La Sardegna è costellata di questi nuraghi. Alcuni di essi sono praticamente nascosti dalla fitta vegetazione del territorio. Ciò che colpisce dei nuraghi è la loro capacità di mimetizzarsi con essa. Il Nuraghe Majori ne è una dimostrazione. Prima di arrivarci, bisogna passare per un bosco florido e variopinto. Si passa dalle querce ai ciclamini, dai frassini al corbezzolo. Un’esperienza visiva che si appoggia alle sensazioni olfattive. Solo a contatto con la natura si ha modo di percepire tutto questo. E alla fine, dopo un viaggio piacevole ai lati del Limbara (nord-ovest) e di Aggius (sud-est), si arriva davanti al Majori.
Il nuraghe Majori a Tempio Pausania
Tutto comincia a cambiare all’improvviso. Ci si chiede come sia possibile, come è riuscito a rimanere intatto nonostante il tempo non fosse proprio dalla sua parte.
E invece, forse grazie alla forza protettiva di quegli alberi e alla solidità del colle a cui è appoggiato, quel monumento è rimasto lì, in attesa di essere di nuovo frequentato dall’uomo. È un complesso architettonico tutto in granito, con una forma che rimanda sia ai primi protonuraghi sia ai più comuni nuraghe a tholos presenti in Sardegna. Un sito in evoluzione, in certi sensi atipico, ma è in questo che si nasconde il suo fascino. Ancora oggi è ben visibile il soffitto nel piano terra. La sua funzione di riparo dal vento e dalla luce non è mai decaduta, e lo hanno capito bene alcuni pipistrelli, che durante l’anno, da aprile a ottobre, risiedono in questo luogo.
I massi vanno a rimpicciolirsi via via che si raggiunge l’apertura. Dai grossi massi da cui prende nome il nuraghe, si arriva a dei materiali rocciosi che conducono all’interno del sito. La prima stanza, il corridoio, è chiusa nelle due parti laterali, portando il visitatore verso due aree a forma ovoidale.
Verso il bastione
Negli anni, durante gli ultimi scavi, sono stati rinvenuti alcuni resti di oggetti costruiti durante l’età di Bronzo (ceramiche, tazze) e una moneta appartenente all’epoca romana, segno che quella struttura fu frequentata anche nei secoli successivi. Fuori, infine, è rimasta una scala che porta verso il piano superiore del Nuraghe Majori. Si tratta dell’unica zona crollata dell’edificio, tanto da non riuscire a dare una valutazione sugli interni. Gli studiosi tendono a pensare che ci fosse una stanza a forma circolare, vista comunque la presenza residua di muri. Di questo si può solo ipotizzare, ma la vista della Gallura sopra il bastione, con i suoi colori e la sua luce intensa, è tutto vero.
Riccardo Lo Re
Credits
Foto
- nuraghe majori pagina facebook
- Tempio Nuraghe Majori wikipedia