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4 Giugno 2019

Odorarius Mirabilis – I profumi di d’Annunzio tornano a nuova vita


«I profumi rischiarano l’orgia come in antico la rischiaravano le fiaccole. La colorano, la rinnovellano, la compiono. La scelta è tra ispirazione e divinazione; e non ammette scambio né fallo. Il gelsomino di Corsica ha la sua ora. Ha la sua la rosa di Versaglia. Così il fior di lilla bianco, e il violetto; così l’essenza di Cipro, il sandalo di Timor, l’heleneion di Lindo».


(Gabriele d’Annunzio, Il libro segreto)

Flaconi e ampolle. Floreali, a stelo, a campana, a caffettiera, a fialetta, di forma oblunga, bombata, molata, esagonale, col leone marciano o di impronta giapponese. Di stampo rétro o modernissime come quelle dell’Aqua Nuntia (ideata personalmente dal Vate). E poi carteggi, documenti originali, antiche ricette profumiere.


Sono circa 150 gli esemplari di profumi che il Vittoriale degli Italiani ha presentato al pubblico in una sorta di “cattedrale olfattiva”, grazie al placet di Giordano Bruno Guerri, Presidente della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani, all’\'intuizione lungimirante di Marco Vidal, Direttore Commerciale Mavive e Amministratore Delegato di The Merchant of Venice, e all’\'allestimento del maestro Pier Luigi Pizzi. Sebbene la mostra sia terminata a fine gennaio 2019, il prezioso materiale proveniente dal Sacro Eremo è ancora parzialmente visibile presso il Museo d\'Annunzio Segreto.

Incontriamo Paola Goretti, storica dell’arte, curatrice di mostra, catalogo e testi di accompagnamento dell’omonima linea olfattiva Odorarius Mirabilis, (comprensiva di Aqua Nuntia, Il Piacere, Ermione, Divina Musa, Il Fuoco, Notturno), e le poniamo alcune domande sul rapporto imaginifico di Gabriele d’Annunzio con l’arte del Profumo.



Da dove nasce e come si sviluppa l’amore di d’Annunzio per i profumi?



Le passioni aromatiche del Vate sono una derivazione del principio del Piacere da lui espresso in ogni forma. Non si fraintenda e non si banalizzi, però. Il Piacere non è solo tensione assoluta per il godimento ma, più diffusamente, celebrazione dell’altare della Vita, nel sacrario dell’avventura. D’Annunzio tutto attraversò: da Paroliere, Filologo, Artiere, Fabbro, Condottiero, Politico, Teatrante, Gioielliere, Giocoliere, Arringatore, Miliziano, Dandy, Monaco, Araldo, Veggente, Profeta, Poeta. Poteva forse non divenire anche Profumiere o meglio, Aromatiere? Tutto era indispensabile al vivere inimitabile del suo mitridatico corpo…


Che cosa rappresenta il “santuario olfattivo” per il Vate?

Una sorta di Sancta Sanctorum in cui si profila l’intera sintesi del gesto e del genio: estetico, collezionistico, letterario, erotico, sentimentale, liturgico. Un’atmosfera diffusa, intensificata dall’ebbrezza, tra ispirazione e inspirazione: corpo, spirito, pagina scritta, estetica dell’abitare, arte del vivere, tutto insieme. Gli scritti del Poeta esultano di sostanze aromatiche, i suoi versi traboccano di odori, la sua dimora ne è pregna. Tutto è accompagnato dal profumo, tutto è introdotto dal profumo, tutto è allacciato nel profumo. Per certi versi, il profumo diviene persino un “atto politico” capace di abbattere le barriere tra le arti. L’ossequiosa valorizzazione che il Poeta gli assegna è infatti presente fin nei documenti dell’ufficialità in cui Egli precisa il ruolo di se stesso, artiere dei sensi. Sono i profumi a chiudere il solenne documento testamentario con cui Egli cede il Vittoriale allo Stato italiano. “Anche da poco ho fondato il Teatro aperto, e ordinato le scuole le botteghe le officine a rimemorare e rinovellare le tradizioni italiane delle arti minori. Batto il ferro, soffio il vetro, incido le pietre dure, stampo i legni con un torchietto che mi trovò Adolfo piceno, colorisco le stoffe, intaglio l’osso e il bosso, interpreto i ricettari di Caterina Sforza, sottilizzo i profumi”. Sottilizzo i profumi: appunto.



Quali sono le essenze preferite dal poeta e quali hanno accompagnato le sue suggestioni letterarie?



La rosa, la rosa, senza dubbio la rosa! Tumultuosa, soprannaturale, vertiginosa, spetalata, esalante, abbondante fino al soffocamento. Carnale o spiritualissima. La rosa sta a d’Annunzio come l’aria all’ispirazione, l’acqua alla pioggia, la terra alle radici, il fuoco a se stesso. È presente in mille e mille pagine; nell’osceno e nella grazia, nella prestanza degli erculei amplessi e nella tanto invocata pudicizia. Sempre e comunque come un’invocazione, l’ebbrezza di un amplesso senza fine… Proprio alla rosa (e al roseto del Vittoriale) quasi a prosecuzione della mostra, è dedicato un incantevole progetto in corso (visitabile sul sito); tra riqualificazioni botaniche e connessioni letterarie. Ma lascio tutto al mistero, augurandomi che il lettore ne voglia sapere di più…


Quale eredità “profumiera” ci lascia d’Annunzio?

Ci lascia il profumo delle sue parole, entità profumate, dee danzanti, carni vivissime di desiderio inconsumabile. Non c’è testo (romanzo, poesia, lettera) esente dalla una volatile imprendibilità, abilissima nel trascolorare. Anche nelle lettere più erotiche, la carne impone il suo trasmutarsi, trasmigrando nella parola, come fosse profumo. E il profumo diviene arte divina – aerea, danzante – inneggiando la sostanza dionisiaca del creato, riversandosi nella parola – profumata anch’essa – che alla Natura si ispira e alla Natura ritorna, mentre l’arte olfattiva si carica di una sensorialità assoluta, fatta di tessere lussuose per un lussuoso – quasi eucaristico – afrodisiaco senza fine. Una festa dei sensi, tra gioia e voluttà. L’etereo in forma di bagliore, come se fosse musica.


Evocazioni, ricordi, seduzioni e inquietudini. Per d’Annunzio il profumo è tutto e tutto è nel profumo. Questo fu il rapporto che durò e impregnò tutta la sua esistenza. Tra visibile e invisibile, sacro e profano.


Nathalie Anne DoddCredits

Immagine di copertina


  • Visione d’insieme della Cappella di Santa Cecilia dominata da una riproduzione  di una vetrata consacrata alla Santa. In alto la scritta TUTTO È DIVINA MUSICA


Immagini


  1. Anforetta in cristallo con ricciolo decorativo in prossimità della base da Stanza del Lebbroso, Prioria. Ph Marco Beck Peccoz


  2. Visione ravvicinata dell’Officina dell’Aqua Nuntia. Al centro, in primo piano, l’ampolla originale di d’Annunzio conservata in Prioria a corredo, tutt’intornole ampolle della linea Odorarius Mirabilis.


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