Olbia, uno scavo per salvare il nuraghe Belveghile
Esiste ma non si vede. E il motivo è molto semplice: ci hanno costruito un viadotto sopra. Quello subìto dal nuraghe Belveghile, nella zona nord di Olbia, rappresenta uno dei peggiori trattamenti riservati alla storia. Ma adesso, a circa trent’anni dallo scempio, l’antico monumento sarà finalmente scavato e poi anche reso fruibile. Il Ministero dei beni culturali, un anno fa, per il recupero del nuraghe aveva infatti stanziato un milione di euro. E così nei giorni scorsi è stato compiuto il primo passo: il segretariato regionale del Mibact ha avviato una manifestazione di interesse per appaltare i lavori di scavo, per un totale di 164mila euro.
Il nuraghe dimenticato
Il Belveghile è un nuraghe di una certa grandezza. Trent’anni fa, durante la realizzazione del viadotto che collega la circonvallazione per Golfo Aranci con lo svincolo per Arzachena e Palau, invece di modificare il progetto era stato deciso di far passare la strada direttamente sopra il nuraghe. Uno sfregio di cui si è più volte parlato in città, soprattutto negli ultimi anni.
Adesso però, grazie a un progetto di recupero presentato dalla Soprintendenza, il Belveghile sarà studiato e scavato in maniera approfondita, mentre in futuro potrà essere anche visitato. Il viadotto, che beffardamente porta il nome di Nuraghe, rimarrà sempre al suo posto, ma almeno il monumento sarà trascinato fuori dall’oblio.
Altri interventi
La città di Olbia, che è più antica di Roma, è ricca di storia. I primi a frequentare quest’area, dopo le popolazioni nuragiche, furono i fenici. E poi ancora i greci, i cartaginesi e i romani. Sono quindi numerose le tracce che testimoniano lo splendore dell’Olbia antica. Tracce che spesso però necessitano di nuovi interventi di manutenzione. Come per esempio la fattoria romana di S’Imbalconadu, di epoca repubblicana, e la cisterna romana di Sa Rughittula, di epoca imperiale. Altri interventi interesseranno la tomba dei giganti di Su Mont’e s’Abe, le officine puniche di via Nanni e le mura puniche di vi Torino. Per questi interventi il Comune, che collabora con la Soprintendenza, ha già ottenuto importanti finanziamenti. Oltre ai siti archeologici, tutti visitabili, in città esistono comunque anche due musei, al momento chiusi per via dell’emergenza sanitaria: il museo archeologico, nel centro storico, sul mare, e il museo della necropoli di San Simplicio, che ospita un pezzo dell’antica necropoli romana, ai piedi della basilica simbolo della città.
Dario Budroni