Ordigni bellici fatti brillare e rimossi
L’area indicata in cui i due ordigni, che misurano rispettivamente 37 e 55 centimetri, sono stati isolati viene considerata area naturale marina protetta.
Definita per comodità anche a livello internazionale generalmente e più brevemente solo come area marina protetta o AMP, di norma è una zona di particolare pregio paesaggistico-ambientale con un proprio organo di gestione che mette in atto tutta una serie di normative previste limitative e protettive dell’habitat marino, delle specie faunistiche dove vige una ferrea regolamentazione, gestendo anche e soprattutto le attività consentite.
Rinvenuti nel sito di immersione denominato “il grottone”, i due ordigni presentano delle condizioni di deterioramento tali da non permetterne un’identificazione precisa del periodo di provenienza ma verosimilmente si farebbero risalire al secondo conflitto mondiale.
Sono state condotte con ordine le operazioni di rituale di messa in sicurezza dell’area circostante, in questo caso l’ordinanza della guardia costiera numero 65 della capitaneria di porto di Olbia è partita il 21 agosto nella categoria sicurezza nella navigazione e portuale.
Si è ritenuto opportuno interdire la zona di mare interessata alle operazioni di brillamento al fine di tutelare la pubblica incolumità come previsto dall’articolo 30 del codice di navigazione e relativo regolamento di esecuzione. A tale prassi si sono fatte precedere informative sia attraverso pubblicazione nel sito istituzionale che tramite affissioni dalle forze del pubblico servizio.
Dalle ore 10 del 22 agosto si è chiusa l’area di mare interessata e meglio definita nell’allegato stralcio cartografico dell’ordinanza per permettere al nucleo SDAI di La Maddalena di procedere. Mentre le unità di navigazione si sono dovute attenere a una distanza di 500 metri dal punto interessato all’esplosione, prestando particolare attenzione alle forze militari impegnate e, proprio in considerazione della delicata tipologia d’intervento, sono state invitate a una valutazione di eventuali misure d’attenzione aggiuntive suggerite dalla buona perizia marinaresca.
Val la pena ricordare, per quanto riguarda i sommozzatori del nucleo SDAI Servizio Difesa Antimezzi Insidiosi, che per questo importante comparto di difesa della Marina Militare, fa eccezione la Sardegna che è l’unica a disporre di due sotto nuclei: Cagliari e La Maddalena.
Non potendo fare una copertura a livello nazionale si è optato per distribuire tali unità subacquee presso ciascun Alto Comando Periferico. Le sedi SDAI sono quindi sempre in collaborazione tra loro e si trovano rispettivamente a La Spezia, Taranto, Augusta (SR), Ancona, Cagliari e La Maddalena (SS).
“Questi interventi rappresentano una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità, anche nelle acque interne, come ribadito dal decreto del Ministro della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad altissimo rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione. Gli uomini della Marina Militare sono in grado in un anno di recuperare una cifra pari a 22mila ordigni esplosivi residuati bellici, ed è paradigmatico che tra gennaio e agosto 2018 il corpo sia stato in grado di neutralizzare 23.806 residui dai mari, fiumi e laghi italiani, a cui si aggiungono i 33.570 proiettili di calibro inferiore ai 12,7 mm anch’essi rimossi e distrutti. Con una storia di 170 anni alle spalle subacquei e palombari rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità, e in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto quali soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e, appunto, la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi e a favore della collettività.”
Questo si evince in Report Difesa fondato e diretto da Luca Tatarelli e a sentire Augusto Navone direttore dell’organo di gestione Area Marina Protetta di Tavolara, sono molteplici le eccellenze delle forze dell’ordine: condurre interventi d’urgenza e provvedere a neutralizzare i due ordigni è solo la punta dell’iceberg di un lavoro svolto nella comunità.
E secondo il capitano di vascello Maurizio Trogu, che ha siglato l’ordinanza “È stato un lavoro come sempre molto fluido ed efficace, direi quasi di routine, grazie al coordinamento tra questura e prefettura.”
Dal ritrovamento dei reperti all’informazione della popolazione quindi un lavoro massiccio di squadra tra capitaneria di porto, carabinieri e gruppo operativo subacquei, per non parlare degli agenti di pubblica sicurezza per il ripristino della normalità, passando attraverso la fase del ritrovamento a quella della messa in sicurezza, per accedere infine a quella della normalizzazione.
Parola d’ordine quindi “sincronizzazione” nei fondali di una Costa Smeralda che nell’intesa tra autorità marittima e vertice dell’Area Marina Protetta di Tavolara, garantisce ai cittadini di poter fruire delle eccezionali bellezze naturalistiche nel pieno rispetto delle norme in materia di protezione.
Anna Maria Turra