Paolo Zucca porta la Sardegna sulla luna
Il miglior spot per la Sardegna è l’amore di un figlio per la sua terra. Quello che ha spinto Paolo Zucca a scrivere L’uomo che comprò la luna. Proiettato al Festival del cinema di Tavolara, nel cinquantesimo anniversario dello sbarco dell’uomo sulla luna, e subito dopo alla Maddalena, a La valigia dell’attore, il film fenomeno dell’anno sta avendo un tale riscontro che di colpo la sardità, che è ciò che il protagonista, l’agente segreto Gavino Zoccheddu, interpretato dal cagliaritano Jacopo Cullin, deve re-imparare nel film, è balzata al centro dell’universo.
«La sera in cui veniva proiettato a Tavolara, L’uomo che comprò la luna usciva in altre sette arene in Italia: dal debutto, ad aprile, sta andando avanti molto bene», racconta Zucca, nato a Cagliari 47 anni fa, cresciuto a Oristano e formatosi professionalmente a Roma, tra la Rai e Cinecittà.
Narrano i protagonisti, Cullin, ma anche Benito Urgu, nel film Badore, l’insegnante di sardità, di coreani e svedesi giunti in Sardegna per visitare i luoghi del film, visto all’estero. E uno su tutti. «C’è un posto dove abito io, vicino a Oristano, si chiama S’Archittu e ha un paesaggio lunare. Per noi, quella è la luna. Così, quando 15 anni fa lessi di un americano che vendeva pezzi di luna su Internet, l’idea che lo facesse senza consultarci fece scattare in me l’idea del film» racconta Zucca. Sardo a 360 gradi. «Ci tengo alla sardità, lavoro con attori e tecnici sardi, i miei collaboratori, per buona parte donne, lo sono», prosegue il regista de L’arbitro, altro film culto sviluppato dall’omonimo cortometraggio che nel 2009 gli valse il David di Donatello.
Stessi attori, allora come oggi, su tutti i sardi Cullin e Urgu, candidato ai Nastri d’argento 2019 come migliore attore non protagonista. E Geppi Cucciari, che ha rielaborato parte della sceneggiatura insieme alla scrittrice Barbara Alberti.
«Hanno scritto anche cose per me irrealizzabili, per esempio la scena dei fantasmi degli eroi sardi sulla luna, come Gramsci, Eleonora d’Arborea e Amsicora, che non pensavo potessero essere messe sullo schermo. Ma con gli effetti speciali, e in particolare l’effetto Zucca, così battezzato da me perché sono stato il primo a sperimentarlo, il risultato è soddisfacente».
Tutti felici e contenti, dunque. Compresi gli attori “non sardi” Stefano Fresi e Francesco Pannofino, anche se la famiglia del primo è originaria di Luogosanto e il secondo, già protagonista de L’arbitro, in Sardegna si sente «a casa», dice lui. «Spero di girare altri film sull\'Isola», aggiunge Zucca.
In Costa Smeralda? «Perché no, ma lo farei d’inverno: è così suggestiva».
Fermo restando il fascino estivo di Porto Cervo e dintorni. «Ci vengo spesso, è un luogo che apprezzo, con una sua identità e molto da insegnare. La cura del dettaglio architettonico e la pulizia dei luoghi contribuiscono a renderla il posto da favola che è» conclude il regista.
Ilenia Giagnoni