Paralimpiadi, un bronzo per il sardo Giovanni Achenza
Si fionda verso il traguardo. Esulta, alza le mani al cielo, riprende fiato con il cuore che batte all’impazzata. Giovanni Achenza ha fatto il bis: dopo il bronzo di Rio del 2016, l’atleta sardo ne ha conquistato un altro anche a Tokyo. È il suo uno dei volti dell’Italia alle Paralimpiadi del 2020 che sono andate in scena nel 2021. Classe 1971, campione di handbike, Giovanni Achenza è salito sul terzo gradino del podio nel paratriathlon, nella categoria Ptwc.
Il campione
Giovanni Achenza è di Oschiri, paese del nord Sardegna, a una quarantina di chilometri da Olbia. A cambiare per sempre la sua vita, nel 2003, fu un brutto incidente sul lavoro. Una caduta che, a causa di una lesione midollare, gli costò l’utilizzo delle gambe. Supportato dalla sua famiglia, e spinto da una gran voglia di guardare avanti, Giovanni Achenza si avvicinò sempre di più allo sport, fino a diventare un campione di handbike, la particolare bicicletta che si muove attraverso l’utilizzo delle braccia. La stessa che ha utilizzato l’ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi, del quale Achenza è poi diventato amico. Una nuova avventura che per l’atleta oschirese è diventata una ragione di vita. Sono infatti numerosi i risultati collezionati da Achenza negli ultimi anni in sella alla sua handbike, sia nei campionati italiani che in quelli internazionali. Nel 2016, poi, il bronzo alle Olimpiadi di Rio e, pochi giorni fa, una nuova medaglia olimpica, sempre un bronzo, ottenuta nella capitale giapponese.
La soddisfazione
Le parole di Giovanni Achenza non possono che essere ricche di gioia. «È stata una gara bellissima. Sin dalla prima frazione mi sentivo pronto. Ho disputato un ottimo nuoto, un buon cambio e sono partito per la frazione di ciclismo – ha commentato Achenza dopo la gara, come riporta l’Ansa -. Anche in questa fase mi sentivo decisamente bene: sono stato in testa diversi chilometri; Plat è rientrato piuttosto tardi rispetto al solito e proprio questo aspetto mi ha fatto pensare che potesse essere davvero la giornata giusta. All\'ingresso in T2 ho notato che Brungraber era lontano: ammetto che in quel frangente ho sognato l\'argento. A metà nella terza frazione mi si è bagnato un guantino: non avevo il giusto grip per la spinta e ho perso il ritmo, ma all\'ultimo giro, anche grazie al supporto e al tifo caloroso di tutto lo staff azzurro, mi sono ripreso, volando sin sul traguardo per cogliere una stupenda medaglia di bronzo».
Dario Budroni