Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa
Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Venire a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro. – Peggy Guggenheim, Una vita per l’arte
Nei giorni in cui un picco drammatico di alta marea ha allagato Venezia, e si teme oltre che per gli abitanti e i commercianti anche per le sue meravigliose bellezze artistiche, il museo di Palazzo Venier dei Leoni ricorda la straordinaria Peggy Guggenheim, che aveva avuto modo di vedere la città sott’acqua ma mai avrebbe immaginato di vederla così ferita e prostrata, e avrebbe fatto qualunque cosa per proteggerla e continuare a donarle segni tangibili di amore e genialità.
Il legame di Peggy Guggenheim per Venezia è un legame d’amore corrisposto, la città infatti divenne la sua città d’adozione e lì vi trascorse trent’anni. Nel 1947 la collezionista e filantropa americana giunse in Laguna dopo il successo riscontrato con l’apertura di due gallerie, a New York e a Londra, e si innamorò letteralmente della città. Acquistò il Palazzo Venier dei Leoni per farlo diventare sua abitazione e sede delle sue collezioni, e proprio questo importante Museo celebra fino al 27 gennaio 2020 la vita veneziana della sua fondatrice, scandendo tappa dopo tappa le mostre e gli eventi che hanno segnato quei trent’anni tra il 1948 al 1979, autentiche pietre miliari nella storia dell’arte del XX secolo.
L’esposizione Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa si concentra sul collezionismo post 1948 della mecenate, dopo la sua partenza da New York per approdare a Venezia. Una sessantina di opere tra dipinti, sculture e lavori su carta, selezionate tra quelle acquisite fra gli anni ‘40 e il 1979, offrono la rara opportunità di rivedere e ricontestualizzare celebri capolavori come L’impero della luce (L’Empire des lumières) di René Magritte e Studio per scimpanzé (Study for Chimpanzee) di Francis Bacon, accanto ad opere raramente esposte, come Autunno a Courgeron (L’Automne à Courgeron) di René Brô, Serendipity 2 di Gwyther Irwin, e ancora Sopra il bianco (Above the White), di Kenzo Okada e Deriva No. 2 (Drifting No. 2) di Tomonori Toyofuku, artisti che dimostrano l’interesse di Peggy Guggenheim per la scena artistica oltre le frontiere dell’Europa e degli Stati Uniti.
I visitatori possono ammirare per la prima volta una serie di scrapbooks, preziosi album in cui la collezionista raccolse meticolosamente articoli di giornali, fotografie, lettere, e che rivelano episodi inediti di diverse fasi della sua avvincente vita. In occasione della mostra sarà visibile quasi nella sua interezza la sua storica collezione, inclusi capolavori come Scatola in una valigia (Boîte-en-Valise), realizzata da Marcel Duchamp nel 1941 proprio per lei. Raramente esposto a causa della sua delicatezza, si potrà nuovamente ammirare questo capolavoro assieme a sessantanove riproduzioni e miniaturizzazioni di celebri lavori del poliedrico e dissacrante artista franco-americano, nuovamente a Venezia dopo un importante intervento di studio e restauro all’Opificio delle Pietre Dure e Laboratori di Restauro di Firenze.
Nel 1948 Peggy Guggenheim fu invitata a esporre la sua collezione di opere dell’Espressionismo astratto americano alla XXIV Biennale di Venezia negli spazi del padiglione della Grecia, i più contemporanei di tutta la Biennale, che si rivelò essere la più grande novità della rassegna.
Questo periodo segnò il debutto in Europa di Jackson Pollock e la prima esibizione fuori dagli Stati Uniti di una nuova generazione di giovani artisti americani che, negli anni a venire, dominarono la scena artistica internazionale.
Ad aprire il percorso espositivo sono proprio le opere di Arshile Gorky, Robert Motherwell, Mark Rothko e Clyfford Still, le stesse esposte nella rassegna del ’48. Non mancano, inoltre, tra le tele di Pollock, due capisaldi, Alchimia (Alchemy) e Foresta incantata (Enchanted Forest), a ricordare la prima personale in Europa dell’artista americano, organizzata proprio da Peggy Guggenheim nel 1950 nell’Ala napoleonica di Piazza San Marco.
Ad affiancare i grandi maestri dell’Espressionismo astratto, sono due artiste, testimonianza del sostegno di Peggy alle figure femminili nel mondo dell’arte: Grace Hartigan e Irene Rice Pereira, a cui la collezionista dedicò anche una monografica ad Art of This Century nel 1944. Si prosegue con una doverosa citazione della prima mostra di scultura contemporanea che Peggy Guggenheim organizzò a Palazzo Venier dei Leoni nel settembre del 1949, di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario, in cui espose, tra le altre, Testa e conchiglia (Tête et coquille) di Jean Arp, opera fondante della collezione, Uccello nello spazio (L’Oiseau dans l’Espace) di Constantin Brancusi, Piazza di Alberto Giacometti.
Da questo momento in poi comincia una seconda fase del collezionismo della Guggenheim, rappresentato da una serie di lavori di artisti italiani attivi alla fine degli anni ’40: Edmondo Bacci, Piero Dorazio, Tancredi Parmeggiani ed Emilio Vedova. Insieme a Giuseppe Santomaso, Vedova, di cui è esposta Immagine del tempo (Sbarramento), fu il primo artista a entrare nella collezione dopo l’arrivo di Peggy a Venezia nel 1946. Successivamente, nel 1951, sarà il pittore americano William Congdon a presentarle Tancredi, in mostra con Composizione, unico artista, dopo Pollock, a essere messo a contratto dalla mecenate, che promosse il suo lavoro e gli organizzò una serie di personali, tra cui una a Palazzo Venier dei Leoni nel 1954. A lui seguirà Bacci, artista veneziano a cui fu dedicata un’intera sala alla Biennale del 1958, e di cui viene esposta l’opera Evento #247.
Nel corso degli anni ’50 Peggy Guggenheim sviluppò interesse sia per l’arte del gruppo CoBrA, (acronimo per Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam), sia per l’arte britannica contemporanea. A rappresentare i due momenti sono presenti in mostra i lavori di Pierre Alechinsky, Karel Appel e Asger Jorn, appartenenti al primo gruppo, accanto agli inglesi Kenneth Armitage, Francis Bacon, Alan Davie, Henry Moore, Ben Nicholson e Graham Sutherland. In particolare Peggy ammirò e supportò il lavoro di Davie, presente con Il tamburino d’oro n. 2 (The Golden Drummer Boy No. 2). La collezionista lo conobbe in occasione di una mostra alla galleria Sandri, a Venezia, nel dicembre del 1948, e così ricorda nella sua autobiografia Una vita per l’arte: “Un giorno, nel 1948, mentre attraversavo a piedi Campo Manin, notai un quadro che mi colpì molto nella vetrina di una piccola galleria d’arte e che all’inizio scambiai per un Pollock. Entrai e conobbi l’artista sebbene per anni fossi l’unica acquirente delle sue opere, sono convinta che sia uno dei migliori pittori inglesi”.
L’esposizione include anche un focus sull’Arte cinetica e sull’Op art, genere che interessò particolarmente la Guggenheim nel corso degli anni ’60, con i lavori di Marina Apollonio, Alberto Biasi, Martha Boto, Franco Costalonga, recentemente scomparso, Heinz Mack, Manfredo Massironi e Victor Vasarely. Tutti loro utilizzarono forme geometriche, strutture e materiali industriali per creare effetti ottici e illusioni percettive, sfruttando le proprietà trasparenti e riflettenti di materiali quali l’alluminio, la plastica, il vetro, per dare ai propri oggetti un aspetto volutamente “spersonalizzante” in contrasto con l’emotivo linguaggio visivo dell’Espressionismo astratto.
La mostra Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa è accompagnata da una pubblicazione sull’intero percorso di Peggy Guggenheim quale collezionista, mecenate e gallerista, a cura di Karole P. B. Vail con Vivien Greene del Solomon R. Guggenheim Museum, New York, e presenta nuove ricerche e punti di vista originali da parte di studiosi affermati e giovani ricercatori.
- Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa
- 21 settembre 2019 – 27 gennaio 2020
- Palazzo Venier dei Leoni
- Dorsoduro 701
- 30123 Venezia
Nathalie Anne DoddCredits
Immagine di copertina
- Peggy Guggenheim con i suoi terrier Lhasa Apsos sulla terrazza di Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, fine anni Sessanta. Fondazione Solomon R. Guggenheim. Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005.
Galleria verticale
- Peggy Guggenheim all’entrata di Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, 1967. Courtesy The Solomon R. Guggenheim Foundation
- René Magritte, L’impero della luce (L’Empire des lumières) (1953–54; olio su tela, 195,4 x 131,2 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim) © René Magritte, by SIAE 2019
- Asger Jorn, Senza titolo (1956–57; olio su tela, 141 x 110,1 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim) © Donation Jorn, Silkeborg, by SIAE 2019
- Peggy Guggenheim seduta sul trono nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, anni Sessanta. Photo Roloff Beny / courtesy of Archives and National Archives of Canada
- Jackson Pollock, Occhi nel caldo (1946; olio - e smalto? - su tela, 137,2 x 109,2 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim) © Pollock-Krasner Foundation / Artists Rights Society (ARS), New
- Francis Bacon, Studio per scimpanzé (marzo 1957; olio e pastello su tela, 152,4 x 117 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim) © The Estate of Francis Bacon. All rights reserved, by SIAE 2019
- Kenzo Okada, Sopra il bianco (1960; olio su tela, 127,3 x 96,7 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim)
- Peggy Guggenheim in gondola, Venezia, 1968. Photo Tony Vaccaro / Tony Vaccaro Archives
Gallery orizzontale
- Arshile Gorky, Senza titolo (estate 1944; olio su tela, 167 x 178,2 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim)
- Jackson Pollock, Circoncisione (gennaio 1946; olio su tela, 142,3 x 168 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim) © Pollock-Krasner Foundation / Artists Rights Society (ARS), New
- Marina Apollonio, Rilievo n. 505 (1968 circa; alluminio e pittura fluorescente su Masonite, 49,9 x 49,8 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim)
- Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, primi anni Sessanta. Alle sue spalle Fernand Léger, Uomini in città (Les Hommes dans la ville), 1919. Fondazione Solomon R. Guggenheim. Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005.
- Emilio Vedova, Immagine del tempo (Sbarramento) (1951; tempera d’uovo su tela, 130,5 x 170,4 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim). © Fondazione Emilio e Annabianca Vedo
- Pierre Alechinsky, Vestaglia (1972; acrilico su carta montata su tela, 99,5 x 153,5 cm; Venezia, Collezione Peggy Guggenheim) © Pierre Alechinsky, by SIAE 2019
- Peggy Guggenheim nel giardino di Palazzo Venier dei Leoni, Venezia, anni Cinquanta. Alle sue spalle Karel Appel, Il coccodrillo piangente cerca di afferrare il sole (The Crying Crocodile Tries to Catch the Sun), 1956. Photo Roloff Beny / courtesy of Archives and National Archives of Canada.
- Peggy Guggenheim al Gritti Palace in occasione della festa per il suo 80° compleanno, Venezia, 26 agosto 1978. © Gianfranco Tagliapietra Interpress Photo.