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Pietro Mereu: «Con il cinema ho scoperto la longevità della Sardegna»
30 Agosto 2023

Pietro Mereu: «Con il cinema ho scoperto la longevità della Sardegna»


Antonietta Ledda ha raggiunto il traguardo dei 103 anni nel paese Teulada, comune longevo della costa sud occidentale della Sardegna che insieme all’Ogliastra presenta la più alta concentrazione di centenari. Pietro Mereu, regista, autore televisivo, nel presentarci questa splendida foto in copertina ci racconta come la sua carriera ad un certo punto si è intrecciata con quella di una comunità sarda che da tempo rientra nelle zone più longeve al mondo. «Com’è iniziato? è partito da un’esigenza personale maturata attraverso il cinema, un linguaggio universale capace di valicare qualunque confine», afferma Mereu, fondatore del Longevity Fest organizzato dal Consorzio Costa Smeralda. Dopo aver realizzato Il club dei centenari, ottenendo un ottimo riscontro di pubblico durante alcuni dei principali festival del cinema come Trento, «ho deciso di creare un evento a Milano che si chiamava Ogliastra isola di longevità che ebbe molto successo oltre a un grosso eco mediatico». Il tema stava raccogliendo l\'interesse di un numero sempre più grande di curiosi spinti dalla voglia di conoscere i segreti della longevità in alcune zone della Sardegna. E da qui, l’idea di un evento che il prossimo 31 agosto cercherà di indagare a livello culturale e antropologico le implicazioni della longevità sul territorio sardo grazie alla presenza di esperti del settore a livello internazionale.



Torniamo per un secondo al film. Cosa l’ha spinta a creare un documentario legato alle figure dei centenari?

«La curiosità. Deve pensare che otto anni fa, quando ho cominciato a girare il film, si parlava già di longevità anche se non in modo diffuso come oggi. Ma ciò che mi ha portato a realizzare questo documentario è stata la possibilità di conoscere  direttamente queste persone. Solo così si può davvero capire qual è lo stile di vita e la predisposizione mentale che determinano questo fenomeno. A volte si sceglie di concentrarsi solo su fattori legati all’alimentazione, ma secondo me esistono proprio delle radici culturali che si sono consolidate nel tempo e che probabilmente andranno a sparire perché il nostro stile di vita sta cambiando. Nel film ho cercato dunque di dare voce alle testimonianze dirette degli anziani e allo stesso tempo degli scienziati offrendo una visione completa al racconto».



Quali sono i veri punti di forza di un documentario?

«Oltre a essere un  linguaggio universale resta ancora oggi  tra le forme di comunicazione più raffinate. Fondamentalmente se ci pensi grazie in un film emerge una quotidianità senza filtri. Il cinema allo stesso  tempo ha questa straordinaria capacità di sintesi che altri strumenti non hanno. Un vantaggio che ti consente di comprendere sia il contesto che i dettagli più interessanti della storia».



Dopo il primo longevity fest è riuscito a contattare Oliviero Toscani. Com’è riuscito a convincerlo a venire in Sardegna?

«Ho lavorato tanti anni in televisione e quando collaboravo con Chiambretti veniva spesso ospite nel corso del programma. Aspettavo solo l’occasione giusta per proporgli un progetto unico, di un certo impatto. E quel momento è arrivato. Nel corso dello shooting ho anche girato un micro documentario, e presto le immagini di Toscani daranno vita a una mostra a Londra che dovrebbe tenersi nel 2024».



Quali saranno i suoi prossimi lavori?

«Dopo il Longevity Fest credo che affronterò di nuovo lo stesso tema, anche se in una chiave differente dai miei precedenti lavori. Ho già in mente di girare in altro documentario su una donna che si trova sulla soglia dei cent’anni. Ma ciò che mi interessa raccontare in questo momento è la longevità sotto l’aspetto mediatico. Un lato che ancora non ho esplorato e che credo abbia bisogno di attenzione visto che da certi rituali si ha l’impressione che l’anziano assuma un certo valore solo al compimento dei 100 anni, quando sappiamo che non è così. Dopodiché mi concentrerò nuovamente sulla prossima edizione del festival in modo che possa davvero diventare un un punto di riferimento in Sardegna».


Riccardo Lo Re


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