Polvere della memoria per non dimenticare i minatori di Carbonia
Il 1938 è l’anno di fondazione di Carbonia. Costruita sul grande bacino carbonifero del Sulcis, già sfruttato nella seconda metà dell’Ottocento e noto fin dall’epoca dei Romani, fu il risultato della strategia propagandistica di regime per abusare di una forza lavoro stabile e assicurarsi il favore dei più poveri. A rievocare sacrifici e sofferenze di un popolo, la cui unica risorsa di sostentamento era nelle viscere della terra, è il progetto del fotografo Cristian Castelnuovo, che ha collaborato con altri quattro artisti per trovare e rimaneggiare documenti e immagini d’archivio. Una mostra per ricomporre la storia di una città, della sua miniera, della gente che vi ha vissuto, lavorato e spesso morta in incidenti.
Carbonia secondo gli artisti
Nella mostra “Polvere della memoria”, allestita al Centro fotografico Cagliari Giovanni fino al 2 ottobre 2022, Sesia rielabora e trasforma in vere e proprie icone i volti dei minatori che ricopre d’oro, emblema di spiritualità e luce, proprio quella negata nei cunicoli bui, umidi e caldissimi che si inabissano nelle viscere della terra. E se Andrea Forges Davanzati modella un oscuro minatore di giacomettiana memoria per circoscriverlo in un tetraedro d’acciaio, simbolo molecolare del carbonio, Cristian Castelnuovo regala nuova vita a una serie di negativi di foto inedite, senza alcun intervento di post-produzione, selezionando materiali difettosi, frutto di errori e sovrapposizioni ma ancora leggibili, per onorare quelle anime perdute nella profondità degli inferi. A sostegno delle installazioni arricchiscono il progetto il testo di Beppe Fumagalli e l’intervento di Cicci Borghi sul celebre romanzo Com’era verde la mia valle.
Sibilla Panfili