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ProPositivo, trasformare la crisi in opportunità
29 Gennaio 2021

ProPositivo, trasformare la crisi in opportunità


ProPositivo è basato sulla sinergia tra il mondo della scienza sociale e quello dell’arte pubblica, capace di collegare logica e creatività, scuola e imprenditoria, istituzioni e società civile, pubblico e privato. Non si tratta solo del progetto pilota Trasformare la crisi in opportunità ma di un percorso che, tra iniziative ed eventi quali il Festival della Resilienza, trasversalmente investe più ambiti della formazione e del tessuto sociale.



Com\'è nato il progetto


«Partire perché non si vede una prospettiva di lavoro nella propria terra. Partire e andare all’estero a studiare, far esperienze per poi accorgersi che il giardino del vicino non sempre è più verde». Questo è ciò che muove Gianluca Atzori, fondatore, insieme a Luca Pirisi di ProPositivo, un progetto nato nel 2009 da un gruppo di giovani sardi sparsi per il mondo, dall’Asia all’Europa fino agli Stati Uniti.


«Ma soprattutto accorgersi che in giro per il mondo accadono moltissimi eventi, molte iniziative virtuose che possono rispondere ai nostri problemi - precisa Gianluca Atzori - con la convinzione che se il tempo passato a lamentarci lo investissimo nella ricerca creativa di soluzioni, ad oggi disporremmo di alternative concrete, sostenibili e innovative».


Nel 2012 ProPositivo si struttura, inizialmente, come blog con l’obiettivo di raccontare e mettere in connessione realtà virtuose, contrastando il negativity bias, cioè quella predisposizione degli individui ad essere maggiormente colpiti dagli aspetti negativi. «Dobbiamo smetterla di parlare solo di problemi - dice Gianluca Atzori - se dobbiamo affrontarli affianchiamoli ad alternative che ne diventino le soluzioni; perché se queste non entrano nell’immaginario collettivo diventa difficile solo pensare ad un futuro, figuriamoci realizzarlo.»



L\'associazione


È nel 2015 che ProPositivo si costituisce in Associazione lanciando il progetto Trasformare la crisi in opportunità e il Festival della resilienza. Resilienza è un termine abusato, diventato pop e molto di moda dopo che nel 2014 l’Onu lo seleziona come simbolo per la ripartenza, avviando così un processo di glocalizzazione delle politiche internazionali. «Ci si è cioè resi conto che andare ad analizzare, studiare e comprendere un macro contesto urbano, una macro area stava diventando sempre meno utile – spiega Gianluca Atzori – La complessità dell’analisi necessitava di molto tempo e, al momento della pubblicazione, lo studio era obsoleto perché nel frattempo la realtà era già cambiata. Osservare invece ambienti più limitati, come le piccole comunità, consente di sperimentare modelli che successivamente possono essere implementati in entità più grandi. In questo modo si mette al centro il legame fra micro e macro, attraverso una resilienza che altro non è se non l’adattarsi a una complessità in continua evoluzione».



Uno sviluppo resiliente


Sviluppo resiliente significa dunque abbandonare la vecchia idea di poter ritornare a un ipotetico equilibrio iniziale e comprendere che il punto di equilibrio sta fra quel passato e una condizione di adattamento continuo, in modo da trasformare quelle che sono le crisi e le problematicità del momento, in opportunità per il futuro. «Anche la resilienza ha un limite - dice Atzori - Si oppone infatti alla parola resistenza. Ad alcuni fattori della vita bisogna resistere, opporsi, ad altri bisogna invece adattarsi: non è buona cosa, per esempio, adattarsi ai cambiamenti climatici. È all’interno dell’equilibrio fra questo doppio legame resistenza/resilienza che si sviluppa il modello resiliente». E con una visione resiliente si possono e devono affrontare le problematicità di oggi, dai cambiamenti del clima a un nuovo sviluppo economico, dalle criticità legate all’immigrazione alla dispersione scolastica, ai consumi, alla cultura, al turismo.



La carta dell’Onu e gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono gli strumenti per accedere agli scenari analizzando vari fattori, dalle amministrazioni locali alle tensioni sociali, ai tipi di progetti portati avanti da una comunità; l’analisi di questi e altri elementi può aumentare o diminuire la resilienza di un territorio.



Il programma Resilienza 2127


ProPositivo ha lanciato un nuovo progetto, Resilienza 2127 che intende utilizzare i fondi europei messi a disposizione, compresi quelli stanziati dall’Unione per il Covid. «Agricoltori e imprese del nostro territorio non riescono a spendere neanche la metà dei soldi stanziati -sostiene Atzori - I nostri territori non sono in crisi per la mancanza di risorse, ma perché mancano i progetti per poter accedere a quei capitali. Vogliamo aiutare imprese, amministratori, associazioni a far rete per riuscire a sbloccare e usare quei fondi».


Non sono solo obiettivi di carattere economico quelli di ProPositivo, ma sono anche e soprattutto di carattere sociale. «Perché creare una maggiore cittadinanza attiva, una maggiore coesione sociale, una maggiore sostenibilità ambientale sono da considerarsi veri e propri traguardi da raggiungere con atteggiamenti virtuosi.»



La rinascita dei borghi


Ecco che allora i borghi e i piccoli paesi sono diventati, nel corso degli anni, contenitori di street-art e musica/teatro/cinema sono gli ambiti artistici nei quali le iniziative si sono via via sviluppate, promuovendo contest internazionali di scambi culturali. «Ospitiamo gli artisti in Sardegna - spiega Gianluca Atzori - facciamo conoscere loro la comunità locale, li facciamo entrare in relazione con le persone del luogo e scoprire il territorio. Dopo che sono entrati in contatto con le diverse realtà chiediamo la donazione di un’opera.»

È così che muri, pareti e facciate di case e palazzi trasformano i paesi sardi in musei all’aria aperta con murales colorati e artisti che, durante l’estate animano strade e piazze con suggestioni, suoni, rassegne cinematografiche e teatrali.


Gianluca Atzori ci lascia con quello che è il filo conduttore delle attività del progetto, la visione: «Essere propositivi non è qualcosa che dobbiamo acquisire, ma piuttosto un requisito fondamentale della nostra natura. Trenta minuti di lamentele spengono i neuroni coinvolti nella soluzione dei problemi».



ProPositivo risulta oggi essere un suggerimento di vita, un’indicazione di direzione per imparare ad adattarsi alle situazioni del presente. Un progetto che investe in arte ma anche in formazione, trasforma il difficile nel possibile e, con l’obiettivo di creare un ambiente multi disciplinare, collega pubblico e privato, arte e imprenditoria. Una Sardegna rivolta al mondo intero, appoggiata all’Europa sta scommettendo sul cambiamento in nome di quel passato che, comunque sia andato, non potrà più essere il nostro futuro.


Anna Maria Turra

Inspiration

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