Quando i romani estraevano il granito in Gallura
Sono scolpite dal mare e dal vento di maestrale. Le rocce di granito sono uno spettacolo che riempie l’anima di pura bellezza. Spesso hanno anche fatto da sfondo a film e famosi spot pubblicitari. La Disney, da queste parti, girerà per esempio il live action di uno dei suoi classici più famosi, La Sirenetta, mentre nel 2018 era stato George Clooney a girare alcune scene della serie tv Catch-22. Invece duemila anni fa questo pezzetto di Gallura era visto sicuramente con occhi ben diversi dagli antichi romani. Per loro Capo Testa era una immensa cava da cui estrarre il granito da utilizzare per la realizzazione delle colonne. I segni sono ancora evidenti. Addirittura in spiaggia, tra i bagnanti che arrivano da ogni angolo del pianeta.
Cave romane a Capo Testa
Siamo nell’estremo nord della Sardegna, nella piccola penisola di Capo Testa, nel territorio comunale di Santa Teresa di Gallura. Celebre per i colori del mare, per il grande faro, per la Valle della Luna e per le evoluzioni delle gigantesche rocce, Capo Testa è anche famoso per la presenza di diverse cave romane. Qui, sia in epoca repubblicana che imperiale, era stato organizzato un efficiente sistema di estrazione, lavorazione e trasporto, considerato che le navi cariche di granito potevano puntare direttamente verso il porto di Ostia. Se ci si fa attenzione, i segni dei tagli a gradoni sono in molti casi ben visibili lungo le scogliere del promontorio.
Ma è soprattutto in fondo alla stupenda spiaggia Rena di Levante che si possono ammirare i resti di una grande cava di granito. Qui ci si può addirittura imbattere in diverse colonne parzialmente lavorate e poi abbandonate. Quasi come il tempo non fosse mai passato.
Le cave di Capo Testa, inserite in un sistema di produzione e di trasporto che comprendeva anche altre zone del territorio di Santa Teresa di Gallura, furono utilizzate pure in epoca medievale e nei secoli successivi, fino ai primi anni del Novecento.
Cave romane a Olbia
Quelle di Capo Testa sono sicuramente le più evidenti e le più famose. Ma anche in altri luoghi della Gallura si possono ammirare i resti delle cave utilizzate dagli antichi romani. Per esempio nel cuore del golfo interno di Olbia, nella granitica Isola Gabbia, più conosciuta come Cocciani, alcune rocce risultano perfettamente tagliate e non è raro trovare anche alcune colonne sbozzate. Una storia, comunque, purtroppo ancora poco conosciuta. Alcuni anni fa, però, l’associazione Larathanos, con la collaborazione di altre associazioni olbiesi, aveva organizzato una passeggiata con una lezione all’aperto proprio per contribuire alla riscoperta della piccola isola.
Dario Budroni