San Nicola di Trullas a Semestene
La chiesa medievale di San Nicola di Trullas, nelle campagne di Semestene, piccolo centro in provincia di Sassari, è il luogo in cui fu redatto uno dei più importanti documenti amministrativi della Sardegna giudicale: il condaghe. Ma è anche il luogo sacro dove si è consumato un efferato fratricidio.
In un ipotetico tour nel Medioevo, è idealmente la tappa a cronometro dove il rapporto spazio-tempo meglio esprime la velocità del periodo giudicale tra evoluzioni geografiche e conquiste di potere.
Lo spiega lo storico Pierluigi Piludu che, accanto a Memoriae Milites, associazione culturale di rievocazione storica, tratteggia peculiarità imperdibili: «La chiesa campestre è un gioiello che merita di essere visitato e il ritrovamento del condaghe, tra le sue attestazioni di negozi giuridici, ci dischiude un fronte di insospettabili scenari». A falcate giganti ci addentriamo nella storia, tra codici manoscritti su pergamena, che ci consegna una delle prime testimonianze del volgare svelando molto delle origini sarde.
Il condaghe di San Nicola di Trullas
Il condaghe, la cui definizione ha diversi significati, è in sintesi una raccolta scritta di memorie inventariali, atti giuridici quali acquisti, donazioni, vendite e permute, oltre che le decisioni giudiziarie relative al patrimonio di una chiesa o di un monastero.
Nel condaghe di san Nicola di Trullas le schede vergate sono nella versione logudorese. È uno tra i documenti più importanti nell\'ambito ecclesiale, secondo forse solo a quello di santa Maria di Bonarcado, indicativamente collocato nel periodo fra l’XI e il XIII secolo.
Transazioni di pagamenti, per servi o vigneti, avvengono a fronte di baratti: si parla di sei balle di fieno per uno schiavo o di una cavalla per l’annessione di un appezzamento di terreno. Insomma, è nel condaghe che si rintraccia tutto ciò che riguarda il patrimonio del monastero: se ne evincono i confini, i poderi e il susseguirsi cronologico dei lasciti in eredità.
Questi ultimi venivano conferiti dal donatore a patto di una sepoltura nel monastero che in quel tempo veniva considerato territorio consacrato. E poiché molte delle consorterie erano costituite da vescovi, nel chiostro di San Nicola confluivano quantità enormi di ricchezza come testimoniato dai confini dei territori di proprietà, estesi dall’altopiano di Campeda fino a quello di Sedilo.
L\'interno dela Chiesa
Nell’abside della chiesa appaiono elementi cristiani e della cultura greco bizantina e una decorazione pittorica, che doveva interessare anche il resto delle pareti, dove si rappresenta la trasmissione evangelica del messaggio di Cristo agli apostoli. Purtroppo, oggi restano solo alcune tracce. L’interno dell’edificio presenta una semplicità che caratterizza anche l’esterno e si pensa che, a ridosso dell’abside, sorgesse una torre campanaria.
Il monastero
Adiacente al lato meridionale alla chiesa si apriva il monastero, di cui oggi si conservano alcuni ambienti, delimitati da muri visibili per un’altezza che supera di poco il livello delle fondazioni. Costruite dalla famiglia Athen le antiche mura della chiesa assistono all’uccisione, proprio dietro l’altare, ad opera del giudice Gonario di Torres del fratellastro Saltaro. Gonario, la cui infanzia epica è stata consegnata alle sapienti cure dei pisani, dilaniato dal rimorso intraprende una serie di viaggi devozionali in terra santa poi, affascinato dalle teorie di san Bernardo di Chiaravalle in Francia, sbarazzandosi del potere, abdica in favore del figlio Barisone.
San Nicola di Trullas, alcune informazioni storiche
La chiesa situata nel piccolo centro della regione storica del Meilogu, in un territorio, geologicamente vulcanico e intensamente coltivato, che ha restituito nel tempo importanti reperti archeologici attestanti la presenza umana, fin dalla preistoria è uno degli edifici più interessanti dello scenario monumentale dell’isola. Una tappa decisiva che segna, nell’ottobre del 1113, l’inizio della storia monastica di San Nicola di Trullas, quando il potentato di Athen si affilia al San Salvatore di Camaldoli, rafforzando il controllo del territorio attraverso una rete di monasteri benedettini.
L’arrivo degli spagnoli di Alfonso I, nel 1327, decreta l’inizio della parabola discendente del monastero fino alla sua distruzione. Crolla, nell’evidenza di un inesorabile oblio, anche il concetto spazio-tempo.
Anna Maria Silvia Turra