Sartapp, legame tra passato e futuro
Sartapp è un’azienda dal nome che è la fusione tra le parole Sardegna e Tappeti e, se nel lontano 1978 nasce come Laboratorio tessile di Basilio Sanna, oggi a condurre Sartapp sono i tre figli che a Samugheo continuano con nuove idee una produzione di tappeti dalla partenza fortemente legata alle radici identitarie.
I figli sono Stefania, Carlo e Fabrizio che coi suoi 35 anni è il produttore tessile più giovane della Sardegna. Lavorano stagionalmente in prevalenza d’estate con esportazioni in tutta Italia e all’estero, da quest’anno, anche in Giappone, a Saitama, dove stanno creando delle collaborazioni importanti.
Sartapp è un’azienda forte di tradizione e competenze acquisite in quasi quarant’anni di esperienza nel laboratorio artigianale, frutto della sapiente gestione del suo fondatore che, insieme alla moglie Elisabetta, avvia un’azienda tessile dalla moderna concezione. Dal 1988 la sfida principale è stata commercializzare e vendere direttamente e così è stato inaugurato il primo showroom a Baja Sardinia. Il secondo è stato aperto nel 1997 a Olbia e infine l’ultimo punto vendita a San Teodoro.
Sartapp è il marchio in cui, nel legame tra passato e futuro, si rivela nodale l’intervento di Gavino Sanna: ne nasce la linea di tappeti ispirata alle famose etichette della Cantina Mesa. Il guru della pubblicità infatti, nella sua vita divisa tra Italia e Stati Uniti, può contare 7 oscar della Pubblicità, 7 Leoni d’oro a Cannes, campagne per Barilla, Fiat e Coca Cola nonché la creazione del personaggio Giovanni Rana. Ora con Mesa, la nuova linea di vini selezionatissimi da esportare in tutto il pianeta, Gavino Sanna unisce i fili della sua terra proprio firmando alcuni pezzi di una collezione d’arte che Sartapp sta curando. L’energia che nasce dalla collaborazione con la cantina è il motore di un orizzonte nuovo e parla di unione tra aziende e saperi di Sardegna. Fabrizio racconta dell’incontro con la rock star della pubblicità: «Nel 2016 conosciamo Gavino Sanna. Mi sono appassionato da subito alle sue campagne promozionali, lui mi ha fatto capire che siamo noi sardi per primi a insistere nel vedere le solite spiagge e le solite pecore, dobbiamo invece sentire di appartenere a una cultura molto più antica di quella presente in certi luoghi che hanno visibilità e successo superiori ai nostri. Da allora ho visto qualcosa di diverso nelle rocce di Pantaleo, eppure ci passavo ogni giorno.»
Racconta inoltre come da un incontro casuale sia nata una volontà di rinnovamento dell’intera filosofia aziendale: «Il marchio ce l’ha trovato lui, Gavino Sanna e la sua visione di creativo mi incuriosisce molto, una volta gli parlai di poter utilizzare il messaggio pubblicitario che lui aveva usato in certi manifesti per un’azienda di Porto Torres, fu allora che mi spiegò l’esigenza e la capacità di cercare le parole in un modo diverso, svelando un’estrema abilità nel creare cose nuove con ciò che è già esistente.»
Così come le tecniche e i disegni della tradizione che vengono accuratamente ripresi e rielaborati per la creazione di una ricca e varia produzione di tessuti. Arte che raccoglie e porta con sé nel contemporaneo la bellezza di un rito antico, nei materiali impiegati che erano lana e lino lavorati con i tradizionali telai artigianali, tutta la produzione viene interamente realizzata oggi, nel laboratorio di Samugheo, per una piattaforma di clienti che si declina, tra design e architettura, in estrazioni sempre più eterogenee.
Sartapp riesce a garantire ampie produzioni grazie ai moderni telai e attrezzature, propone da subito un commercio dinamico consolidato nel tempo dalla realizzazione di più punti vendita ed espositivi. Alcuni tappeti d’arte sono in fase di progetto e, se si può partire da una valutazione approssimativa di 250 euro al metro quadrato, si può tranquillamente arrivare ai 5mila euro, a seconda delle lavorazioni. Inutile pensare a una media di 1500 euro al metro quadro, perché nella collezione privata in cantiere Gavino Sanna disegna e firma un pezzo d’arte che può arrivare a 12mila euro.
Insomma le variabili che vanno a influenzare l’ordine di grandezza dei costi sono infinite, spiega Fabrizio: «Noi prepariamo un progetto in cui per alcuni centimetri quadrati, a seconda della lavorazione e dei materiali, tra studio e messa in prova, possono servire giorni interi; per alcuni schemi i punti si mettono su carta e si copiano manualmente, spesso per alcune lavorazioni nuove, i progetti ideati si mettono in essere per vedere se i conti tornano, si creano dei prototipi che inevitabilmente presentano degli errori. Inoltre, ci orientiamo a stabilire collaborazioni con artisti, stilisti e architetti, come si può vedere su Instagram, come quella con Giovanni Montessoro che ha creato il tappeto ispirandosi al tramonto di San Giovanni di Sinis, a mio avviso un vero e proprio quadro.»
Viene identificata la Sardegna anche nella modernità dei soggetti, non solo nei materiali, inflazionare il disegno sardo come unica fonte di ricerca delle proprie origini non è necessario secondo questo giovane imprenditore che tuttavia affonda le sue radici nella storia della sua terra. «Abbiamo vissuto dall’88 in Costa Smeralda arredando ville e case bellissime - confida Fabrizio - io mi ritengo un pioniere moderno dell’interior design iniziato da mio padre, in una Costa Smeralda che è eccellenza in tutto il mondo, dove stiamo facendo molti dei prodotti delle ristrutturazioni interne in corso nei principali hotel: dai tendaggi ai copri letti, insomma tutti quegli elementi che si legano al core business del tappeto, tovaglie, scendiletto e testate dei letti.»
L’intento è attualizzare disegni e strumenti della tradizione, attrezzandosi con pratiche di laboratorio tramite telai artigianali semi meccanici per la realizzazione a mano della tecnica a rilievo a pibiones, impiegata nelle varianti semi pieno o tutto pieno in materiali tutti naturali. Ma lo scopo è guardare un nuovo filo che conduce a ridisegnare la trama di un popolo antico e misterioso, capace di una nuova logica di apprendimento e di comunicazione.
Anna Maria Turra