Siddura cresce e punta sul Vermentino
I successi della cantina Siddura sono fino a questo momento ineccepibili. Quattro medaglie d’oro durante il concorso internazionale Città del Vino, una speciale menzione di 5Star Wines - The Book 2022 che l’ha definita la cantina migliore dell’anno. Eppure, Siddura non vuole dormire sugli allori. E la dimostrazione arriva con l’annuncio di nuovi investimenti per quanto riguarda sia i terreni che i macchinari. Un investimento che ha portato all’acquisizione di una nuova azienda agricola, la tenuta Cilistrone, aumentando così di dodici ettari la propria produzione di vini.
Tutto sul Vermentino!
E c’è ovviamente di più dietro a questo acquisto. Questi nuovi vigneti verranno usati per la realizzazione del Vermentino, un prodotto simbolico qui in Sardegna su cui Siddura ha deciso di puntare parte della propria strategia aziendale. Non a caso, questo vino è stato inserito tra quelli più amati nella classifica dei consumatori secondo l’Iri, arrivando al 5° posto con un incremento del 21,9% a volume e del 25,5% a valore.
«Mai come in questo momento storico» - afferma il manager Massimo Ruggero - «un vitigno, come quello del Vermentino rappresenta perfettamente la situazione attuale. Il Vermentino di Gallura è un vitigno capace di trasformare le austerità dei venti di maestrale e il salmastro, ai quali è sottoposto fin dalla nascita, in valore aggiunto, caratteristiche identitarie uniche. Così la filosofia di Siddùra che in un momento storico difficile, ha saputo trasformare il negativo in positivo scegliendo di investire in nuovi terreni e tecnologie».
Le altre misure
Su questi due punti Siddura si era già mosso durante la pandemia, puntando su una filiera rispettosa dell’ambiente (come la scelta del vetro riciclabile) e su una diversificazione della produzione attraverso nuove tecniche capaci di aumentare la qualità dei propri prodotti. La scelta di acquistare una nuova tenuta va proprio in questa direzione, procedendo all’ampliamento della cantina per altri 600 metri quadri, e concentrando parte dei propri sforzi sulla nuova barricaia. Uno spazio dove in questi giorni si sono inseriti dei contenitori moderni per l’affinamento del vino, realizzati in acciaio e legno, due elementi che insieme garantiscono un’adeguata conservazione dei vini.
«Le mura delle cantine, senza il vino, sarebbero un corpo senz’anima» - conclude Ruggero - «L’obiettivo dell’ampliamento è stato quello di creare, custodire e, infine, sviluppare tecniche continue di lavorazione, in grado di soddisfare la curiosità del mercato. Come i tini troncoconici, che rappresentano lo strumento capace di controllare il respiro di un vino».
Riccardo Lo Re