Spazio e tempo nelle stratificazioni di Mariano Chelo & Simone Mereu
Si ha tempo fino al 21 dicembre per visitare la mostra dal titolo Stratificazioni, allestita all’interno degli spazi dell’Atelier Map di Cagliari. L’esposizione è un vero e proprio intreccio di forme e suggestioni dove la materia viene usata per creare opere sperimentali di assoluta qualità. Mariano Chelo, citando le parole della curatrice Caterina Ghisu, presenta quelli che possono essere descritti degli «Estratti di fisica quantistica, in cui influenza e modifica la materia attraverso il tempo». L’autore «non dipinge le cose, ma come si comportano le cose, utilizzando il linguaggio della musica, l’astrattismo». Sensazioni che vengono intercettate con i segni dell’arte che rappresenta un filtro interessante per raccontare e vedere la realtà. Spazio e tempo possono essere modellati e intrecciati secondo lo sguardo autentico dell’artista. Una sfida per nulla semplice per un autore che deve tenere conto anche delle diverse sfaccettature di un mondo in evoluzione.
Non che lo stesso Chelo sia semplice da definire con poche parole, sia chiaro. «Il suo percorso artistico non si può incasellare - prosegue Ghisu - ogni definizione o etichettatura è una gabbia troppo stretta per la sua apertura alare. È un artista indipendente ma è rappresentato dalla Saatchi Art. È internazionale e profondamente bosano. I versi di Walt Whitman - Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono vasto, contengo moltitudini - sembrano scritti per lui». Ed è così. L’arte per lui è come scrivere un romanzo, con pennellate che riempiono ogni riga fino a passare alla pagina successiva, pronto a un nuovo capitolo. Nel corso della sua carriera ha saputo narrare piccoli frammenti della mitologia e della Genesi, cercando di mostrare orizzonti autentici e inediti dell’universo «con cieli alla Turner e ri-raccontato Pinocchio».
Le stratificazioni sono tali anche per Simone Mereu Canepa, in cerca di un suo percorso e di nuove forme artistiche. Partendo dagli Alfabeti di Alighiero Boetti, l’autore, come afferma Caterina Ghisu, ha scelto di staccarsi da un certo modo di fare arte verso quelle che sono delle griglie dall’esito formalmente astratto ma con una forte valenza concettuale. «Nei suoi palinsesti - conclude - si sovrappongono i caratteri dell\'alfabeto latino che, stratificandosi, configurano una struttura di associazioni: le iscrizioni sulla stele di Nora, alcune epigrafi greche, un frammento del carme 63 di Catullo, ma anche le strofe di Cecco Angiolieri e i testi di una canzone ci appaiono simultaneamente, in modo da rendere indecifrabili i singoli testi».
Riccardo Lo Re