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31 Luglio 2019

Stilisti sardi


Alghero è la culla di Antonio Marras, lo stilista che a soli 30 anni accede alle passerelle internazionali della moda, spazia tra istallazioni alla Triennale di Milano e abiti di scena del musical Orfeo e Euridice e si piazza di diritto tra i leader più influenti delle arti performative.



La Sardegna anche tra le trame dei tessuti si rivela centro di una scena d’arte, piattaforma di lancio di talenti e posto attraversato da una precisa storia che, tra avanguardie pulsanti di ispirazioni e retroguardie che impongono tendenze o nuove correnti, spiega all’Italia una realtà dove ormai l’ “orbace” è per tutti la preziosa lana distintiva non più di una tipologia locale ma nazionale.


E lo stesso tema portante ispira le numerose mostre d’arte, fortemente volute da Antonio Marras, in cui l’orientamento si è da tempo spostato da regionale a transizionale. Il racconto della forma è la prima di una serie di mostre che nel 2003 viene allestita proprio a Sassari all’interno dell’ex saponificio Masedu. Partirà da Alghero il progetto Trama Doppia in cui Marras si confronta ogni volta con un artista diverso, intrecciando poetica a creazione in un fertile scambio come per Llencols de aigua con Maria Lai, artista che con le sue istanze di “relazione nell’arte” aderisce a una Sardegna che le traduce in modo naturale. Mentre Uno più uno meno è la seconda mostra che nel 2004 affronta con Claudia Losi, artista piacentina, il tema del radicamento. Le sue riflessioni si manifestano attraverso materiali tessili su cui l’artista ricama in modo seriale cicli della vita o scritture arcaiche, attraverso cui si esplorano i rapporti fra l’arte e una moda intesa come indagine sui valori simbolici. Una lunga storia questa della Losi ricalcata anche oggi dagli stilisti sardi emergenti, giovani che proprio non ci stanno a trascurare imperativi e codici comunicativi dell’abito, dal tessuto al cucito. Sarà nel 2005 che Marras coinvolgerà un gruppo di 13 artisti internazionali in una riflessione sull’infanzia dal titolo Minyonies, collettiva a cui segue Noi facciamo. Loro guardano, l’ultimo degli appuntamenti Trama Doppia con Carol Rama a chiusura di quest’intenso progetto regionale.



Parte nel 2003 la direzione artistica di Kenzo per Antonio Marras che, nominato dal gruppo LVMH, ricopre il ruolo fino al 2011; tutte le collezioni vengono programmate nella sua casa in Sardegna e, anche quando Marras si trasferirà a Parigi per una supervisione di progetto e risultati nella sede di Kenzo, manterrà intatta quella sua visionaria intuizione di decostruire che ancora oggi identifica le collezioni Kenzo.


 

Nuoro, precisamente Orani, un comune di meno di 3mila abitanti, è invece la culla di Paolo Modolo la cui creatività artigianale ha raggiunto vette di notorietà internazionali. Letteralmente ha portato lo stile agropastorale in passerella, guadagnandosi lo scettro di re del velluto; non a caso viene preferito da Cossiga e Sgarbi, frequentatori di ambienti in cui rigore ed eleganza sono imprescindibili biglietti da visita; l’abito di questa maison diventa un lasciapassare necessario in luoghi tanto diversi tra loro quanto lo sono quello istituzionale e quello dell’info intrattenimento. Ma Modolo, classe 44, con clienti sparsi dal Regno Unito al Giappone, da oltre cinquant’anni continua a incantare cultori della tradizione locale ed esperti di moda a livello globale. Sapendo che, quando un abito ha una funzione di protezione e coincide col rischio di una sovraesposizione dei media, è meglio non rischiare. Meglio affidarsi alla qualità e alle linee essenziali frutto di una ricerca e di un’esperienza nate proprio in questo atelier, famoso in tutto il mondo per essere anche la culla dell’abito tradizionale sardo.


Anna Maria Turra

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