Storia della Sardegna, la terra più antica d'Italia
Un viaggio nella storia di quest'isola unica
Pochi sanno che la Sardegna è la terra più antica d’Italia, nonché una delle più antiche di tutto il mondo. Quest’isola emerse dalle acque ben 500 milioni di anni fa, nel periodo Cambriano, anche se alcuni geologi ipotizzano addirittura che l’inizio della sua emersione risalga a 600 milioni di anni fa.
La storia della Sardegna, così antica e suggestiva, si snoda in una lunga serie di civiltà, popoli ed influenze millenarie. Dagli insediamenti nuragici, alle conquiste di Fenici, Romani e Cartaginesi, quest’isola è stata sin dalla nascita della civiltà un punto di attracco fondamentale per chi si spostava nel Mediterraneo.
Partiamo insieme per un viaggio alla scoperta della storia di questo territorio unico e affascinante
Dalle prime tracce dell’uomo all’Età del Rame
Le prime tracce della presenza dell’uomo in Sardegna risalgono al periodo che va dai 600 ai 300 mila anni fa, popolazioni che nel periodo della grandi glaciazioni del Paleolitico si emigrarono alla volta dell’isola. Per assistere allo sviluppo vero e proprio di civiltà, però, è necessario attendere il periodo del Neolitico, tra il 6000 a.C e il 2700 a.C.
Le civiltà dell’epoca vivevano principalmente di allevamento, agricoltura e caccia. Nel periodo successivo, l’Età del Rame, iniziano a sorgere anche attività di artigianato, come viene testimoniato dai manufatti rinvenuti. Sono a questo periodo che risalgono i primi dolmen, menhirs e circoli megalitici, monumenti funerari che rientrano nel culto dei morti e che oggi fanno parte del grande patrimonio archeologico sardo. (Qui trovate il nostro articolo sui migliori siti da visitare)
Civiltà Nuragica
Tra le varie civiltà che hanno abitato la Sardegna una delle più famose ed emblematiche è quella nuragica, sviluppatasi tra il 1800 a.C. e il III secolo d.C.
I nuragici sono, senza dubbio, il popolo che ha lasciato il segno più indelebile nella storia dell’isola e prendono il nome dalle loro tipiche costruzioni, i nuraghi, edifici tronco conici costruiti sovrapponendo grandi massi megalitici a secco. Queste strutture negli anni sono state soggetto di studio di molti storici, i quali hanno stabilito che il loro utilizzo fosse di tipo religioso, militare e abitativo. Sorgevano, molto spesso, in corrispondenza di villaggi di capanne e se ne contano attualmente 7000 in tutta l’isola. La loro altezza arrivava talvolta a superare i 20 o i 30 metri e nelle loro vicinanze erano presenti anche necropoli, le cosiddette Tombe dei Giganti.
Le svariate migliaia di nuraghi ancora presenti sull’isola sono una delle attrazioni più interessanti, oltre ad essere uno dei simboli della Sardegna, e meritano una visita per immergersi nella storia di questo popolo misterioso.
La Sardegna fenicia, cartaginese e romana
Le risorse minerarie dell’isola e la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo la resero un terreno di conquista per molti popoli. I primi ad accorgersi del valore della Sardegna furono i Fenici, che nel XI secolo a.C iniziarono ad intrattenere rapporti commerciali con le popolazioni locali. Nel corso dei secoli questi rapporti si intensificarono e i Fenici fondarono insediamenti come Torres, Sulcis e Olbia. Nel VI secolo a.C questa tregua finì e si scatenarono conflitti tra i Nuragici e i Fenici. A sostengo di quest’ultimi intervengono i Cartaginesi, che conquistarono l’isola rimanendovi per secoli fino alla sconfitta subita per mano dei Romani.
Per i Romani la Sardegna rappresentava un avamposto strategico fondamentale, qui decisero di ampliare le città costruite dai popoli precedenti, ed inoltre decisero di promuovere nuove infrastrutture per poter sfruttare al meglio le materie prime presenti sull’isola. I Romani governarono la Sardegna fino al V secolo a.C ma nel 534 vennero sconfitti dai bizantini, che conquistarono l’isola ma smisero poco dopo di difendere le sue coste dalle incursioni degli Arabi.
I Giudicati
Nel periodo successivo aI dominio bizantino la Sardegna divenne indipendente e il suo territorio fu diviso in quattro Giudicati, entità statali indipendenti. I quattro Giudcati: Calari, Torres-Logudoro, Gallura e Arborea, erano stati democratici in cui le decisioni venivano prese tramite voto in un parlamento, il Corona de Logu.
L’autonomia sarda, però, non durò a lungo e le Repubbliche marinare di Genova e Pisa, in forte ascesa, ottennero il controllo su alcuni territori. Pisa ottenne il controllo sul giudicato di Gallura e Cagliari, mentre Genova quello di Torres. L’isola entrò, infine, anche tra le zone di interesse della curia papale, che per risolvere la guerra tra Angioni e Aragonesi decise di darla come feudo agli Aragonesi, dando così inizio al dominio spagnolo sulla Sardegna
Il dominio spagnolo e l’incursione austriaca
Il dominio spagnolo sull’isola fu caratterizzato da un sostanziale disinteresse da parte della Corona iberica verso i territori sardi, abbandonati a se stessi tra rivolte, epidemie e carestie, con l’unico aspetto positivo rappresentato dalla fioritura dell’architettura e dell’arte sacra sarda. Nel 1700, alla morte del re Carlo II iniziò la guerra di successione spagnola, di cui approfittò una spedizione austriaca che pose sotto assedio Cagliari e conquistò la Sardegna
Il periodo sabaudo e l’Unita d’Italia
Nel 1717 la Sardegna divenne un territorio dei duchi di Savoia, principi di Piemonte, grazie al trattato di Londra siglato con gli Asburgo. I Savoia modernizzarono l’isola, ma le condizioni economiche e sociali rimasero difficili. Nel 1861, con l’Unità d’Italia, il Regno di Sardegna divenne parte del Regno d’Italia. Ciononostante per gran parte del XIX e XX secolo rimase una regione agricola e povera, con una forte emigrazione verso l’Italia continentale e l’estero.