Suggestioni orientali per Giorgio Armani
Grandi suggestioni da Oriente per Giorgio Armani che sceglie i modelli Liu Wen e Zhao Lei e il fotografo Leslie Zhang e comunica, nella sua nuova campagna autunno-inverno, l’antica luce dei tramonti dell’Asia.
E per la FW 2021/2022 i modelli si vestono di studiati bagliori: Giorgio Armani immagina infatti la nuova campagna pubblicitaria come un dialogo che guarda a Est. Più volte ispirato, nel corso della carriera, dalle atmosfere e dall’estetica cinese, da un senso di preziosa linearità, lo stilista non ha mai fatto mistero delle proprie fonti, tanto che oggi decide di coinvolgere nella realizzazione degli scatti un team interamente asiatico.
I modelli Liu Wen e Zhao Lei sono ritratti dal fotografo Leslie Zhang in una serie di immagini sospese ed evocative, dalla natura ieratica e teatrale. Scatti dalla forza pittorica che, precisa e dettagliata, con un uso sottile del colore, rimanda a sincronie di tessuti e istanti come se i gesti fossero abiti. E viceversa.
Liu Wen è la supermodella cinese conosciuta a livello internazionale per le sue numerose collaborazioni con i più importanti brand e ha una vasta audience sul web. Zhao Lei, l’iconico modello cinese, affascina sotto i riflettori con il suo protagonismo solitario in questa recente campagna Armani.
Leslie Zhang, nato e cresciuto nella Cina orientale, cattura in ritratti sorprendenti i due interpreti principali che, diafani e minimali, sembrano perfetti per incarnare la collezione Armani in un video o per saltare direttamente dalla carta patinata alla migliore espressione dello street-wear contemporaneo.
Oggi è chiaro a tutti che Re Giorgio, spesso definito come il change-maker di un discorso che trascende moda e industria ad essa connessa, sappia come provvedere sapientemente al posizionamento di ogni sua creazione senza rinunciare allo stupore, utilizzando in egual misura delicatezza e potenza.
E se da sempre Armani propone must identificabili tra attitudine contemporanea e relax quotidiano, il focus è certamente ed interamente giocato sulla giacca, simbolica astrazione di quella parte dell’esistenza che non può che essere scelta, come lo stile non può far altro che appartenere. E anche per questa collezione FW 21-22 la giacca rimane il capo di transizione perfetto sia nel modello jacket donna sartoriale in tessuto leggero che in quello maschile magari di pelle che viene declinato anche a bomber.
Le decorazioni strizzano l’occhio alla volta celeste mentre non mancano i disegni cachemire e gli stacchi di unito a contrasto.
E mentre Zhao Lei appare di fronte a sfondi rossi e in scala di grigi, incarnando l\'uomo poliedrico e senza tempo del logo Armani, Liu Wen ci mostra i capi da indossare con naturale disinvoltura, uno sull’altro, e accade che li lasci andare con garbo e scivolare giù ad indagare quel quotidiano che tutti noi chiamiamo vita. Metamorfici, ispirati alla natura, in tinte unite o in fantasie ipnotiche i nuovi pezzi della collezione autunno-inverno si trasformano in desiderabili dettagli capaci di esaltare in rifrazioni di una luce del tutto orientale; consegnano un’idea di avvenire da copiare immediatamente o da inserire nella wishlist per l’inverno, accanto alle fantasie più sfrenate, immediatamente sopra a quelle più abbordabili. Perché la collezione parla il linguaggio della notte: quello delle tenebre che incalzano la luce. Spiega l’eterna contrapposizione tra maschile e femminile e della giacca Armani, dei suoi neutri, ne fa un nuovo gioco d’equilibrio tra Oriente e Occidente. Stabile e solido come certi silenzi. Ogni creazione appare già mirabilmente indossata: accanto ai due modelli si aggiunge l’attore Hu Ge, molto noto per aver interpretato in Chinese Paladin il personaggio di Li Xiaoyao. Il trentottenne, la cui popolarità precoce lo consacra al ruolo di maggior interprete dell’industria dell’intrattenimento cinese, sarà global ambassador, oltre che per il marchio del turismo di Shanghai, anche per la nuova stagione autunno-inverno di Giorgio Armani dove i colori si stagliano, tra fruscii di sete e riflessi ipnotici, in un romanticismo ancestrale come l’Oriente.
Anna Maria Turra