Tra classico e contemporaneo “Lo Spazio d’oro” di Giotto-Fontana
Natale si sa è sinonimo di festa, di famiglia, di serenità, ma anche occasione per uscire e vedere il bello che ci circonda. A partire dall’arte e dall’offerta dei Musei sardi. In primis il MAN di Nuoro, i cui responsabili sono sempre attivi e prolifici nelle proposte culturali. Da segnalare l’iniziativa inedita dal titolo “Lo spazio d’Oro”, Giotto-Fontana con l’obiettivo di proporre un dialogo ideale fra passato e presente, fra classico e contemporaneo, in linea con una filosofia espositiva che da anni conduce riflessioni sull\'eterno ritorno di temi universali nell\'arte di tutti i tempi. L’esposizione è una produzione Man di Loro da un’idea della direttrice Chiara Gatti, i testi scientifici, invece, sono stati curati da Andrea Nante, Paolo Campiglio, Serena Colombo e Chiara Gatti con il Coordinamento di Rita Moro. I visitatori potranno scoprire il nesso che, a distanza di secoli collega la ricerca spaziale di Lucio Fontana con il valore dello spazio nella composizione di Giotto, unitamente alla presenza fortemente simbolica del colore oro nella sua reificazione dell’infinito e dell’altrove. Un filone già battuto dal Man con le grandi mostre riservate ad Alberto Giacometti e l\'arcaico (in collaborazione con la Fondazione Giacometti di Zurigo) o Picasso e il mito, nella serie celeberrima delle incisioni per la Suite Vollard. Il dialogo proposto in mostra si esplica con il confronto fra una preziosa tavola di Giotto – i Due apostoli della Fondazione Giorgio Cini di Venezia - e un Concetto spaziale di Fontana del MART di Rovereto - attinge, oltre che alle speculazioni di Florenskij, a una lunga letteratura concentrata su corsi e ricorsi di quella magnifica ossessione della pittura per la rappresentazione dell\'assoluto, affrontata scientificamente da grandi studiosi, fra cui Georges Bataille, Lionello Venturi, Jean-Paul Sartre, Michael Baxandall, Jean Servier, Luigi Carluccio-. «Un nuovo senso della realtà e dello spazio - commentano i curatori della mostra - , vero e profondo, emerge nell’arte medievale grazie alla personalità di Giotto (1267 ca.-1337), che già i contemporanei lodavano poiché «rimutò l’arte di greco in latino e la ridusse al moderno», come scrisse Cennino Cennini nel suo Libro dell’Arte. Lo spazio sacro e dorato, bidimensionale e trascendente, cortina di luce che isola dal mondo esterno della tradizione precedente, viene “bucato” da Giotto, alla ricerca di una terza dimensione, profonda e reale. Il fondo oro diventa cielo vero, atmosferico, lucente e terso nelle giornate di primavera, illuminato dalla luce della luna e delle stelle (e persino delle comete) nella notte buia. «Scoprire il Cosmo – ripeteva, non per nulla, Lucio Fontana – è scoprire una nuova dimensione. È scoprire l’Infinito. Così, bucando questa tela – che è la base di tutta la pittura – ho creato una dimensione infinita».
Davide Mosca