Trinas, faule e sonazzi: la ceramica sarda di Valeria Tola
Tessuti, ricami, gioielli costituiscono il ricco patrimonio iconografico al quale Valeria Tola, geniale ceramista di Macomer, si ispira per reinterpretare la cultura materiale sarda attraverso codici di gusto contemporaneo.
E così la sua ceramica, senza perdere il valore identitario, diventa un sofisticato prodotto di artigianato: «Oggetti che vengono riconosciuti e soprattutto identificati come sardi - spiega Valeria - anche da chi sardo non è.»
È quello che voleva accadesse quando trent’anni fa aprì il suo laboratorio e, prima ancora, con la scelta all’Istituto d’arte di Oristano. «Potevo scegliere tra legno e ceramica - racconta - ma allora mi sembrava che la strada della lavorazione del legno fosse più una destinazione maschile. Ovviamente non è così, ma quella fu per me la strada giusta.»
Una gavetta in solitudine a mettere in pratica e sperimentare tecniche apprese con attenzione incrollabile; una produzione iniziale poco gratificante: «Non producevo quello che mi identificava o quantomeno quello che io volevo mi identificasse», racconta. Poi un episodio traumatico: «Sono stata male e quell’esperienza mi ha portato a vivere la vita per quello che volevo, non per quello che gli altri si aspettavano da me».
Cambia Valeria e cambia la sua produzione. Inizia un viaggio profondo nelle tradizioni, nella cultura, nelle forme di espressioni della storia sarda; il viaggio mai interrotto era stato solo nascosto e partiva dall’infanzia. Qui lunghi periodi passati nell\'entroterra della Sardegna, con la famiglia materna e le donne del paese, Gavoi, hanno creato il terreno fertile di una creatività che Valeria ora non può non riconoscere. Il mondo agropastorale, gli abiti, l’arte della tessitura, quella della panificazione, i decori, i materiali, i dettagli di oggetti e degli utensili riemergono prepotenti e trovano una loro straordinaria realizzazione nelle abilità manuali di una nuova donna capace di fare del ricordo la propria intuizione estetica.
La tessitura e i ricami tradizionali sardi danno così origine alle Trinas, ciotole che sembrano racchiudere gli strati di una competenza arcaica nel vivere quotidiano.
La trottola, giocattolo in legno della tradizione locale, è ripresa nelle sue forme originali per realizzare i Dudù, gli insoliti salvadanai o contenitori da cucina con tappo in sughero. Si ispira alle forme dei bottoni sardi la Faula (bugia), un porta candela in ceramica con una suggestiva lavorazione traforata e in rilievo che riprende l’estetica della filigrana della tradizione sarda e, smaltata, diventa un oggetto moderno.
E poi le Sonaze, i campanacci posti dai pastori al collo delle pecore, sono pezzi dal forte valore identitario che, declinati in modo originale e contemporaneo, proposti singolarmente o in una composizione lasciata a chi se ne innamora, diventano l’esplicita citazione ai sensi, strumenti per comprendere l’essenza della vita. Zucche e Tazzucche sono accessori da cucina e la Comaredda è invece una donnina in abito tradizionale sardo. Completano le linee di produzione di Valeria Tola i Coro, cuori lavorati e arricchiti con tessuti che ne fanno preziosi ciondoli colorati; i Buttones rientrano nel progetto Amore sardo, Amor profano, una collezione in ceramica ispirata alla tradizione orafa isolana.
Ancestrali nascono da incontri antichi e recenti ispirazione, estro e passione di Valeria: «È nel contatto con le persone, nella partecipazione a eventi o feste di paese, è nelle occasioni di relazioni anche fortuite che alimento la mia creatività e questo periodo di segregazione è stato davvero difficile. - dice Valeria Tola - Non potersi muovere, non potersi spostare è stato frustrante. Il mio lavoro è fortemente influenzato dai contatti, dalle emozioni che originano dagli incontri. Mi sembra però che oggi uno spiraglio si stia avvicinando.»
Nella ricerca di Valeria Tola si avverte una consapevolezza che ha a che fare con la responsabilità: tutto ciò che oggi si crea domani sarà visto come espressione della tradizione di un luogo, di una cultura che attraverso gli oggetti esprime la sua vicenda di storie intrecciate, un’identità che come una foto, chiama a rappresentazioni quanto più possibile dettagliate della vita.
Anna Maria Turra
Laboratorio di Valeria Tola - Corso Umberto I, 64 - Macomer (Nu)