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Tuvixeddu, la necropoli cartaginese a Cagliari
22 Gennaio 2021

Tuvixeddu, la necropoli cartaginese a Cagliari


A volte non serve uscire dai propri confini. La storia si cela dentro i singoli quartieri. Cagliari, da questo punto di vista, sa davvero guardare in profondità. Sa riconoscere la cultura, le sue origini. E la necropoli di Tuvixeddu rappresenta uno dei suoi pezzi da novanta. Un pezzo di storia antica di cui ancora oggi si conservano reperti di grande valore. La posizione aiuta molto. L’area archeologica si trova proprio nel colle da cui prende il nome. Da lì, si vede una città che ha conosciuto vari periodi storici, influenzandone lo stile.



L’origine della necropoli


Tuvu. Non dovrebbe servire la traduzione italiana per capire il significato di questo termine. È sufficiente guardare il complesso dall’alto. La presenza dei fori, che a macchie coprono tutto il colle, è dovuta alla sua funzione sepolcrale. Sono state trovate mille tombe cartaginesi attorno alla necropoli, usata dal popolo cartaginese fino al III secolo a.C. In verità, non furono loro ad abitare per primi. Diversi scavi hanno portato a galla alcuni resti (tra questi, alcuni residui di capanne) che rimandano al Neolitico antico, con una datazione che si aggira al V millennio a.C. Ma con Cartagine la zona abitata si estendeva ai piedi della collina, in quella che è oggi il quartiere santAvendrace. In alto, a Tuvixeddu, la popolazione decide di instaurare la necropoli, dove le tombe erano scavate nella roccia. Queste sepolture erano accessibili da dei piccoli pozzi che variavano dai tre agli 11 metri di profondità. Al loro interno si trovava un passaggio che portava poi alla tomba.



Gli oggetti e le decorazioni 


Ciò che più colpisce di questa necropoli è la ricchezza contenuta in ogni sepolcro. Ricchezza non si intende solo prodotti di valore, usati nella fase di sepoltura. Oltre a questi (gioielli in oro e argento, monete, collane), furono trovati  altri tipi di oggetti: ampolle con al loro interno profumi, ceramiche (in particolare vasi), armi, maschere e piccole statue religiose.



Tutti questi strumenti una volta ritrovati sono stati deposti all’interno del museo archeologico nazionale, che espone materiali e utensili che partono dalla preistoria fino al periodo bizantino.


Altro lato interessante della necropoli di Tuvixeddu è la decorazione. In alcune camere funerarie furono scovati alcuni dipinti. Come nel caso della tomba del Sid, dove veniva raffigurata la divinità pagana; o della dea Tanit. Da citare inoltre la tomba del combattente, con la raffigurazione della lancia scagliata dal guerriero dell’esercito punico; e dellUreo, dove emergere il serpente Urgo, proveniente dalla cultura egizia.



La necropoli nel periodo romano


Più in basso si possono trovare alche dei resti della necropoli romana, che si è dunque estesa oltre il colle di Tuvixeddu. Qui la componente pittorica è presente con maggior evidenza rispetto al passato. Proprio lì si può trovare il reperto del sepolcro di Atilia Pomptilla, chiamata la grotta della Vipera, per via delle incisioni di due serpenti nella facciata. Fu eretto nel II secolo d.C. da Lucio Cassio Filippo per la propria amata, che, secondo la leggenda, si sarebbe sacrificata in nome del marito davanti agli dei.



Riccardo Lo Re


Credits

Foto necropoli di Tuvixeddu e grotta della vipera (Wikipedia)

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