Van Gogh, Monet, Degas – la mostra di Paul Mellon a Padova
Il lungo viaggio nella storia dell’arte continua a Padova. La città del Santo, dopo le mostre dedicate a Miró e Gauguin, si tinge di colori sgargianti, grazie a una nuova raccolta organizzata dalla Fondazione Bano, Van Gogh, Monet, Degas.
Oltre a essere un grande omaggio ad alcuni grandi esponenti artistici come Eugène Delacroix, Claude Monet, Edgar Degas, Pablo Picasso e Vincent van Gogh, la collezione mette in evidenza la passione per l’arte da parte di figure come Paul e ‘Bunny’ Lambert Mellon, che nel corso degli anni sono riusciti a raccogliere numerosi dipinti appartenenti ai massimi esponenti della pittura moderna.
ph. post past
Sono 70 le opere che fino al primo di marzo saranno a disposizione negli spazi del Palazzo Zabarella, selezionate per l’occasione da Colleen Yarger, curatrice del catalogo della Mellon Collection. Dal Virginia Museum of Fine Arts sono stati scelti dei dipinti seguendo dei criteri ben precisi. Primo fra tutti, un arco temporale che va da metà Ottocento alla prima metà del Novecento, un periodo dove emergono diversi movimenti come il Romanticismo, l’Impressionismo e il Cubismo.
C’è tuttavia una componente personale che contraddistingue la mostra Van Gogh, Monet, Degas che riguarda proprio la vita di Paul Mellon. Lo stesso padre Andrew, un banchiere di successo negli Stati Uniti, aveva contribuito notevolmente alla realizzazione del National Gallery of Art di Washington, costruito nel 1937. Il lato privato (quello del collezionista) della famiglia Mellon si è nel tempo tramutato in diverse donazioni al National Gallery americano, e al Virginia Museum of Fine Art, con sede a Richmond. È proprio da lì che provengono alcune opere di origine francese esposte a Padova, che sottolineano l’eleganza e l’identità di Paul e ‘Bunny’ Mellon.
Le due immagini posizionate all’entrata, Mounted Jockey (Fantino a cavallo) di Théodore Géricault e Young Woman Watering a Shrub (Giovane donna che annaffia un arbusto) di Berthe Morisot, sono il filo conduttore che li unisce. Nel primo caso, Paul Mellon, appassionato d’ippica, fu colpito in particolare dalla stima dell’artista verso il pittore di animali George Stubbs, andando persino in Inghilterra per studiare i suoi dipinti. La passione verso l’arte francese partì da quell’incontro con il dipinto di Géricault, mentre per la moglie tutto nacque dal tocco delicato e dai colori candidi presenti nell’opera di Morisot.
Oltre ai ritratti equestri di Eugène Delacroix e Théodore Géricault, a emergere durante la mostra sono le nature morte. I fiori, che spesso hanno interessato i quadri di van Gogh, sono ad esempio una delle prove che indicano il legame speciale di Bunny verso attività come l’orticultura. Le aree esterne sono protagoniste non solo nei quadri che ritraggono diversi quartieri di Parigi, ma anche in alcuni ritratti di artisti come Paul Cézanne, Edgar Degas, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, lontani da ogni formalità.
L’impressionismo si è infatti distinto dalle altre forme d’arte per la sua ricerca di uno stile unico, dalla teoria del colore alla centralità della natura, portando gli autori a realizzare le opere en plein air e a trasformare in immagine le loro percezioni ed emozioni di fronte ad essa. L’accostamento dei colori sono ad esempio la base per cogliere ogni genere di sfumature, come si vede in Field of Poppies, Giverny (Campo di papaveri, Giverny) di Claude Monet, e in Man Docking His Skiff (Uomo che attracca la canoa) di Gustave Caillebotte, dove si risaltano gli effetti del movimento dell’acqua. Per quanto riguarda gli interni e gli arredamenti, da non perdere infine i quadri di Henri Matisse e Paul Gauguin, per poi chiudere con l’opera di natura morta cubista The Chinese Chest of Drawers (La cassettiera cinese) compiuto da Pablo Picasso.
Riccardo Lo Reph. post past