Veronica Crocitti, vi racconto il mio viaggio in Gallura
Per chi si occupa di viaggi come Veronica Crocitti, spostarsi è davvero tutto. Lo si capisce in momenti come questi, quando si è costretti a rimanere fermi, senza neppure la possibilità di spostarsi in un altro comune. «Fino ad ora è cambiato tutto - afferma l’autrice del blog Scorci di Mondo - Sono riuscita a realizzare alcuni progetti in quei due mesi di stacco dalla prima ondata al secondo semi-lockdown, quando ancora era possibile viaggiare, facendolo però in totale sicurezza rispettando tutti i protocolli sanitari. Spero che questa situazione si concluda al più presto».
Il sorriso della travel blogger riesce comunque a sovrastare il pensiero di certe parole. Paura, divieti e lockdown sono ormai entrate nel nostro vocabolario. Ma il ricordo di due mesi fa in Gallura riesce a togliere di dosso le cose brutte della vita. Lei, che ha cominciato la sua carriera giornalistica a scrivere di nera e di giudiziaria per il giornale della sua città, ha trovato in questo lavoro, e nel ricordo delle sue vecchie avventure, il giusto equilibrio. «Non ho trovato nulla di più bello di questi itinerari, dei miei viaggi».
E allora, cos’è per Veronica Crocitti il viaggio?
«Per me è piacere, studio e, ora anche una professione. Sono stata diversi mesi a Washington, due mesi a Parigi per studiare francese. Facevo viaggi molto vari. Prima di aprire il blog ero stata in Turchia, in Messico. Viaggiavo perché amo viaggiare, a prescindere dal lavoro. Per me è sempre stato un modo per evadere dalla quotidianità. Anche per sentirmi libera».
Com’è nata l’idea di girare la Gallura?
«Quest’estate, quando c’è stata la possibilità di ricominciare a muoversi, ho ideato il primo progetto in Sicilia proprio perché l’indirizzo generale mio e degli altri travel blogger era di incentivare il turismo di prossimità. Andare a scoprire delle zone vicino a casa, che vediamo tutti i giorni dell’anno ma su cui non abbiamo posto molta attenzione. Il primo è stato visitare cinque isole minori della Sicilia. Dopodiché mi sono concentrata su un’altra area che è molto simile alla mia isola, che è la Sardegna. Siccome è davvero vasta, mi sono focalizzata su una regione che potesse unire diversi aspetti: il mare, le spiagge, che qui non mancano, ma anche la storia di questo territorio. Ho trovato massima disponibilità da parte dell’associazione Gallura Turismo, con la quale abbiamo stilato questo itinerario realizzato poi a settembre».
Partiamo dal suo ultimo articolo pubblicato, quello su San Pantaleo. Che cosa l’ha più colpita?
«Di San Pantaleo mi ha colpito innanzitutto il fatto che non fosse una località marittima come la maggior parte di quelle che ho visitato in Gallura. Mi ha ricordato un po’ i piccoli borghi della Sicilia. Ho scoperto che in Sardegna non ci sono tanti piccoli borghi interni; quindi mi è sembrato una chicca non solo da visitare, ma soprattutto da raccontare. Solitamente nel blog realizzo e promuovo dei percorsi che non sono i classici itinerari di massa. Mi piace sempre andare a ricercare degli scorci di mondo inediti. San Pantaleo è tra questi. Ma lo è tutta la Gallura. Non pensavo di trovare un territorio così ricco di storia e di cultura».
Un’altra tappa di questo viaggio è stata Santa Teresa Gallura
«Sono rimasta senza parole quando l’ho visitata. L’avevo inserita nell’itinerario dopo un confronto con l’associazione Gallura Turismo. Mi avevano consigliato di inserirla come tappa del viaggio. E devo ringraziarli perché ho scoperto un luogo che secondo me non ha eguali. Proprio perché riesce a racchiudere le diverse anime della Sardegna. Sono rimasta colpita ad esempio dalla zona di Capo Testa e dalla Valle della Luna, con dei paesaggi incredibili. C’è poi tutta la parte storica e archeologica. Come ad esempio quella del sito Lu Brandali. Per non parlare dei piccoli itinerari di trekking che si snodano tra Punta Falcone, Cala Spinosa e il faro di Capo Testa. Ho trovato una varietà di aspetti e di paesaggi che mi ha stupita in positivo».
Che cosa ha fatto una volta arrivata a Porto Cervo?
«Come ogni buon turista, ho fatto la foto consueta davanti alla roccia della Costa Smeralda. Prima, erroneamente, l’avevo identificata partendo da alcune zone più a sud, tra cui Porto Rotondo. Ma sono stata subito redarguita. “La Costa Smeralda comincia da qui”. Dalla roccia sono dunque risalita verso Capriccioli. Mi sono fermata alla spiaggia del Principe, e poi sono arrivata a Porto Cervo. Il borgo mi è sembrato un piccolo gioiello. Colorato, perfetto. Tra l’altro, io sono stata lì nel mese di settembre, dove non c’era quasi nessuno. Quindi mi sono goduta quei luoghi in totale tranquillità. E ho potuto esplorarli anche con un occhio critico. E devo dire che Porto Cervo emana quella bellezza di cui tutti parlano, e che le ha permesso di essere una meta gettonata. È veramente una splendida località. Non solo Porto Cervo. Ho avuto modo di visitare le calette nelle zone limitrofe. Mi sono spinta fino a Capo Ferro, e poi fino a Baja Sardinia, per poi risalire verso Palau».
Per chi dovesse venire in Gallura, che consiglio darebbe? Quale sarebbe il percorso ideale?
«Consiglierei di partire da Olbia. Lì, oltre al centro storico molto pittoresco e tenuto molto bene, si può visitare il castello di Pedres e la Tomba dei Giganti Su Monte \'e S’Abe, per poi proseguire verso Pittolongu. Lì ho avuto il piacere di soggiornare due notti, e di visitare il pozzo sacro di Sa Testa. È un modo interessante per iniziare l’itinerario andando a scoprire le zone storiche della Sardegna. Da qui, si può proseguire per Golfo Aranci, e di toccare Porto Rotondo e risalire verso la Costa Smeralda. Fino ad arrivare, facendo tutta la costa, a Santa Teresa Gallura, per poi scendere verso le zone interne, come Arzachena e San Pantaleo. Per chi avesse più giorni a disposizione, il consiglio è di fare un’escursione all’Arcipelago della Maddalena. Personalmente ho avuto il piacere di andare nella Spiaggia Rosa, che, sebbene sia chiusa, è comunque uno spettacolo da non perdere».
Nel frattempo, ha già segnato qualcosa in agenda?
«Spero di riprendere i miei prossimi progetti, che erano fuori dai confini europei. Se ciò non fosse possibile, dalla prossima primavera dovrebbero iniziare in Europa dei viaggi di gruppo. E tra i Paesi più papabili per marzo c’è l’Islanda, perché è il periodo migliore per andare a vedere l’aurora boreale».
Riccardo Lo Re