Viaggio nella grotta di Ispinigoli
Vi sono due volti nella costa est della Sardegna: quello urbano, con i piccoli centri cittadini e turistici come Cala Gonone che quasi entrano nell’acqua cristallina del mare, ricchi di vita e di stradine da percorrere e il volto della natura, costituito da chilometri di verde, blu e dorato che ogni anno conquista il cuore di tanti turisti e amanti di trekking e nuoto con percorsi del calibro del Selvaggio Blu e delle passeggiate nel Parco del Golfo di Orosei.
C’è però un altro mondo proprio sotto a quello delle spiagge azzurre e dei paesaggi verdi, uno più nascosto e antico che si trova in profondità e racconta una storia che non si può ignorare: quella dei grandi sistemi di grotte dell’isola.
Tra queste, proprio a 20 minuti da Cala Gonone si trova una delle più celebri non solo nella regione ma anche in tutta Europa: la bellissima grotta di Ispinigoli.
Indossa delle scarpe comode e prepara la macchina fotografica, una volta all’interno di questa grande formazione calcarea ti sentirai una piccola presenza al cospetto della silenziosa pietra. Ti basterà qualche passo per entrare da subito nel vivo del tour guidato: una volta dentro infatti mentre la guida ti racconterà la storia di questo luogo, davanti a te si parerà una delle colonne calcaree più alte d’Europa.
Osservandola, sembra quasi che la natura abbia deciso di adornare il grande spazio chiuso con la sua personale colonna bianca e ocra, un intrico di formazioni la percorrono dalla base alla volta e impediscono all’occhio di fermarsi in un punto preciso.
Percorsi più di duecento gradini ecco che si arriva alla base della grande stalagmite, a circa 35 metri di profondità in una sala del diametro di 80 metri. Proprio qui l’essere umano e il mondo sotterraneo si sono incontrati millenni or sono, lo raccontano i monili e i resti umani di origine fenicia o nuragica trovati nel vicino Abisso delle Vergini.
La storia dell’abisso non si conosce per certa: si tratta di una voragine che si apre nel terreno per decine di metri di profondità, meraviglia da esplorare agli occhi degli speleologi più temprati dall’esperienza e presenza quasi ultraterrena per chi lo vede per la prima volta. Fu chiamato in questo modo per via dei reperti trovati sul suo fondo che diedero origine a teorie sul sacrificio di donne nell’epoca punica, tuttavia questa leggenda fu abbandonata tempo fa in favore della più semplice ipotesi della presenza di diverse sepolture. Qualunque sia la sua storia, oggi l’abisso è un’area accessibile solo agli speleologi veterani che collega questa grotta a quella di san Giovanni su Anzu, creando un vero e proprio sistema.
Superata la sua soglia, solo gli studiosi hanno visto dal vivo una parte del complesso sistema che sotto la grotta di Ispinigoli si estende -si stima- per 25 chilometri, solo 17 dei quali esplorati, che vanno a collegarsi con le grotte di san Giovanni su Anzu e di Sos Jocos.
La grotta di Ispinigoli quindi si configura nella sua bellezza naturale come una vera e propria porta su un altro mondo. Passeggerai ammirando una grande camera centrale fatta di piccoli anfratti e giochi di luce ma soprattutto, ogni volta che ti fermerai ad ascoltare il rumore della terra, potrai quasi sentire il complesso mondo di roccia e torrenti sotterranei che attraversa e rende viva la terra.
Benedetta Piras
Credits:
Immagine di copertina
- Grotta di Ispinigoli, Dorgali, Enrico Spanu. License: CC BY-NC-SA