Vignale: un torinese per la Ferrari
Vignale: un torinese per la Ferrari
Splendide vetture che fecero conoscere lo stile italiano in tutto il mondo trasformando il concetto di automotive design.
Le Rosse di Maranello, icone della bellezza. Mito allo stato puro. Potenza. Perfezione ed eccellenza motoristica. Design unico e alta artigianalità. Come per le carrozzerie Zagato, Allemano e Vignale. E proprio quest\'ultima è stata, seppure per soli quattro anni, quella che ha caratterizzato maggiormente la filosofia Ferrari, creazione di macchine come pezzi unici, one off per gentleman driver che potevano apprezzare l\'idea di auto come concept totale di stile, meccanica e potenza. Il non plus ultra della bellezza artistica italiana, la perfetta fusione tra due antitetiche idee d\'arte, quella del Rinascimento e quella del Futurismo. L\'amore per le scocche realizzate a mano Alfredo Vignale lo impara da ragazzino, quando appena undicenne lavora come garzone per le Officine Ferrero e Morandi, a Torino. Pochi anni dopo, nel 1930 è già un esperto battilastra e lavora per Battista detto Pinin Farina. Nel 1946 con la ricostruzione decide, insieme a Piero Dusio titolare della Cisitalia, e a un amico, Angelo Balma, di mettersi in proprio. Nasce così a Torino, in un capannone, la Carrozzeria Vignale & C. L\'attività conosce ben presto un notevole successo, prima con Cisitalia e poi con il Drake, un incontro che cambierà la vita di entrambi. In soli quattro anni di collaborazione con la casa di Maranello, tra il 1950 e il 1954, Alfredo Vignale rivoluzionerà il concetto di auto sportiva. Grazie anche ai disegni dell\'amico Giovanni Michelotti - giovane disegnatore amico e collaboratore di Alfredo agli Stabilimenti Farina prima della guerra - che aveva un occhio particolarmente attento allo stile americano e alle forme aggressive ma rotonde. Tutta la produzione, anche quella successiva al periodo Ferrari e comprendente special car per Fiat, Alfa Romeo e Lancia, oltre a Maserati, Osca e alcune delle più prestigiose Case Americane, era contraddistinta da un\'estrema estremamente originalità legata alla grande artigianalità e all\'esclusività, auto uniche, mai nessuna uguale all\'altra, mezzi assolutamente straordinari. L\'incontro tra la Casa del Cavallino Rampante e l\'estroso piemontese, sebbene i due non si conobbero mai veramente di persona, nacque grazie a una fortuita coincidenza. Enzo Ferrari, che all\'inizio della sua carriera, realizzava auto stradali solo per finanziare, con la vendita, la sua passione per le corse, cercava un carrozziere che potesse soddisfarlo dopo la delusione per le forme realizzate dalla Touring e per i prezzi, che il Drake considerava troppo elevati. Il concessionario milanese, Franco Cornacchia, fece da trait d\'union tra i due imprenditori che avevano molto in comune, pragmatici e perfezionisti, “padroni” nel senso più ampio e letterale del termine delle loro aziende, volevano e dovevano avere la parola finale su tutto. Li accomuna la stessa idea di auto, piccole serie, se non esemplari unici. Identico il modo di lavorare: infatti anche da Vignale è la manualità e l\'artigianalità a farla da padrona. In più, particolare ulteriore che affascina il Drake è che in quella carrozzeria, non si usano mascheroni ma disegni in scala 1:1 trasferiti sull\'alluminio martellandoli direttamente sui ceppi di legno, sacchi di sabbia e poi sull\'incudine, il che porta a possibili asimmetrie, lunghi tempi e l\'impossibilità di produrre mezzi in serie. Il vero surplus arriva dai disegni realizzati da Giovanni Michelotti che si diverte a “inventare” geometrie, ritmi e sinuosità all\'epoca innovative, unendo tradizione e aggressività con sollecitazioni che, per la gran parte, provenivano dall\'esperienza maturata in Usa, come accenni di “pinne” presenti sulle 340 Mexico, ad esempio.
Tra le prime Ferrari ad uscire dalla Vignale è una 166MM, dalla linea sobria ma sportiva, con una mascherina ovoidale, che diventerà il marchio di fabbrica delle vetture del carrozziere piemontese, proiettori rotondi che allungano il muso rendendolo sfuggente e coda compatta. Molti appassionati se ne innamoreranno e iniziano a chiedere al Drake di avere auto “personalizzate” in quello stile. Il duo Vignate-Michelotti si butta così in una produzione frenetica, ma limitata, estremizzando linee e creando volumi dinamici, talvolta esagerati. In cui anche il cliente ha spazio, con richieste e desideri, prontamente assecondati e inseriti nel design finale, sempre per rimanere fedeli all\'idea di customizzazione estrema, un\'idea molto in anticipo sui tempi. Nascono così esemplari tutti diversi, diventati oggetti del desiderio di collezionisti di tutto il mondo. I modelli più iconici si basano, essenzialmente sulle 212, 340 America e 250GT. Oltre che sul “riciclo” di qualsiasi vettura Ferrari su cui il duo riesce a mettere mano, comprese le incidentate. Le auto prendono nuova forma e possono subire trasformazioni radicali, ad esempio una coupè diventa cabrio o una spider da corsa è “chiusa” con una capote. I dettagli erano la cosa più importante e danno la cifra della Vignale, diventando i capisaldi di un\'epoca e il leit motif di un preciso periodo automobilistico italiano, come le prese d\'aria, ovali o circolari, inserite nella zona del parafango o quella sottile, coronata da una cromatura, che va dalla calandra all\'attacco del cofano, o le altre disseminate qua e la, i pannelli arrotondati in funzione aerodinamica e i fari, posteriori e anteriori, incassati in feritoie agli estremi della carrozzeria, sempre realizzati ex novo a differenza dagli altri che usavano quelli disponibili sul mercato. O le maniglie interne, le cromature e l\'alluminio a lucido, a separazione, tra due diverse colorazioni di carrozzeria, i materali pregiati come legni in diverse essenze, pelle, corno e tartaruga. Certamente si trattava di auto destinati a facoltosi privati che le usavano anche per partecipare a corse, come Giannino Marzotto che nel 1953 vince una Mille Miglia con una Ferrari 340MM Spider carrozzata appunto da Vignale.
Non sarà l\'unico esempio: ci saranno i titoli iridati delle Coppe d\'Oro delle Dolomiti, Trieste-Opicina, Giro di Sicilia, Giro delle Calabrie, Grand Prix de Monaco, Bologna-Passo della Raticosa, Circuito di Buenos Aires, 12 ore di Pescara, 1000km di Nürburgring, Coppa dei laghi e Carrera Panamericana. Nonostante le vittorie e le continue richieste la collaborazione tra Maranello e la Vignale non era destinata a durare. S\'interruppe d\'improvviso, come era iniziata, senza un motivo preciso o una causa. Probabilmente la continua e sempre più crescente richiesta di vetture spinge Ferrari a rivolgersi ad altre carrozzerie, come Pininfarina, capaci di assicurare una produzione meno limitata e più seriale. Dal canto suo Vignale inizia a collaborare con Maserati, più vicino alla sua filosofia di unicità e particolarità. Rimane un solo contatto successivo con Maranello un prototipo del 1968 realizzato da Vignale per una particolare Break, una station wagon realizzata sul telaio di una 330GT 2+2, ma questa è tutta un\'altra storia. (Fabio Schiavo)