Villa di Sant’Imbenia, il progetto di valorizzazione a Porto Conte
La Sardegna è un territorio per certi sensi inalterato dalla storia. E il Parco di Porto Conte ne è l’esempio perfetto. I resti lasciati da ogni epoca permettono di tracciarne un flusso che arriva toccare i millenni, dai nuraghi alla Villa di Sant’Imbenia, di periodo romano. Un privilegio che solo regioni come queste, con un patrimonio (non solo preistorico) unico al mondo, possono avere. Sono oltretutto sparsi in tutto il territorio. Ma non sempre, per ragioni spesso di tipo organizzativo, si è riusciti a conferire il giusto peso a queste perle inestimabili. Per questo ogni strada va unita, creando un sistema efficiente che tenga conto di ogni singolo elemento, dalle istituzioni nazionali (il Mibact), regionali e, non per ultimi, i cittadini che attivamente vogliono prendere parte al progetto.
Il complesso di Sant’Imbenia
Per comprendere la portata di questo progetto, bisogna pensare alla villa come parte di un grande mosaico. Il complesso di Sant’Imbenia è un sito archeologico immenso, dotato di un nuraghe e di alcuni aggregati di capanne appartenenti all’Età del Bronzo. I primi ritrovamenti sono stati accertati attorno agli Ottanta, con il supporto di archeologi come Susanna Bafico, David Ridgway, Fulvia Lo Schiavo e Ida Oggiano. In quel periodo furono rinvenuti in quella zona ceramiche e materiali di epoca nuragica, fenicia e greca, marcando un ruolo strategico nel settore del commercio fino al VII secolo a.C.
Per quanto riguarda il nuraghe, è una struttura composta da un mastio posizionato al centro, e da altre due torri, in questo caso più piccole, vicine al corpo centrale. Un complesso retto-convesso-curvilineo che risale al Bronzo medio. Il villaggio è stato costruito più avanti, attorno all’Età del ferro. Alcune capanne hanno una forma circolare, altre sono invece rettangolari, me entrambe condividevano una corte centrale, strutturate su diversi isolati.
La villa romana
A pochi passi dal Mediterraneo, furono ritrovati dei resti di una residenza romana. La Villa di Sant’Imbenia, secondo gli studi, fu realizzata per puro diletto di una figura dell’epoca. Del resto, chi non vorrebbe un edificio con una facciata vista mare.
Ma al di là di questo, la villa aveva comunque una funzione più alta, usata come centro dove poter raccogliere le materie prime sviluppate nel tempo. Ci furono diversi scavi dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Novanta. E durante queste fasi fu accertata la presenza di 49 ambienti, sviluppate in un’area di 133 metri quadrati. La villa, come ogni edificio dell’epoca, fu al centro di una continua evoluzione. Come dimostrano le tecniche di costruzione e i materiali usati per l’occasione. Una parte centrale era molto probabilmente la residenza ufficiale, con stanze adornate di affreschi e mosaici. Alcuni di questi mosaici, proprio per tutelarne il valore storico, sono stati trasferiti al Museo archeologico nazionale di Sassari. Negli anni fu ritrovato l’impianto termale connesso alla zona residenziale, ornato anche lì da alcune opere artistiche di grande impatto. Un’ultima parte è invece dedicata alle attività e le dimore dei servitori del dominus romano.
Il progetto Pre-occupiamoci della nostra storia
La Villa di Sant’Imbenia farà dunque parte di un grosso programma messo in campo dalle maggiori realtà del territorio. Casa Gioiosa, la Regione, il Comune di Alghero, la Soprintendenza e gli istituti scolastici e universitari si sono uniti nel progetto Pre-occupiamoci della nostra storia, sottolineando ancor di più la voce della popolazione locale, dalle associazioni ai singoli studenti. Uno degli obiettivi è che questo complesso diventi parte della nuova edizione di edizione di Emozioni di Primavera, gestita ogni anno dal Parco di Porto Conte. Ma il vero scopo è che la Villa di Sant’Imbenia possa riprendere vita dentro un sistema turistico integrato e ramificato sull’intero territorio regionale, così da attrarre sia il turista che il cittadino stesso.
Riccardo Lo Re