Vino e archeologia, la scoperta nel sito di Sa Prisgiona
Sarà che il vento di maestrale che spinge l’area salmastra della costa fino ai territori interni della Gallura, sarà il sole che qui picchia e fa “cuocere” le uve portandole a una maturazione perfetta, o sarà il terreno fortemente granitico che rilascia la sua durezza e insieme unicità al succo prodotto dai vitigni. Saranno tutti questi fattori, uniti a un pizzico di magia legata delle tradizioni antiche, che fanno sì che l’intera area geografica gallurese, a due passi dalle aree gestite dal Consorzio Costa Smeralda, possa a buon diritto essere considerata la culla dell’enologia. E la prova arriva dritta dal passato, dall’epoca nuragica che in Gallura ha lasciato le sue tracce più evidenti. Una fra tutte quella del complesso archeologico di Sa Prisgiona, una sorta di metropoli, abitata dal XIV secolo al XVIII secolo a.C e di cui ancora oggi, grazie agli scavi possiamo godere. Scavi che hanno riportato alla luce una particolarità: dalla terra sono emerse alcune brocchette che contenevano tracce di vino, a testimonianza di come la viticoltura sia stata una pratica antichissima nell’isola. E il sito archeologico di Sa Prisgiona ne è una testimonianza, con il suo pozzo profondo sette metri, che serviva per l’approvvigionamento idrico, tuttora funzionante e i moltissimi reperti che sono stati ritrovati al suo interno, come i fornelli, i tegami, le tazze e gli strumenti per la filatura. Racconta di una quotidianità antica in cui il vino, dalla sua coltivazione alla sua degustazione, faceva già da allora parte delle usanze dei galluresi e dei sardi. Quest’area, rigogliosa per la sua vegetazione è la culla ideale per una specifica tipologia di vitigno di vermentino che qui trova la sua massima espressione e regala un nettare che arriva direttamente dal lontano passato nuragico. Ma anche quelli a bacca rossa, strutturati come il carignano rappresentano in questa parte di Gallura un unicum che ha contribuito ad accrescere la fama di luogo speciale all’intera zona, oltre che regalare dei vini che oggi vengono serviti sulle tavole più importanti del mondo.
Antonella Brianda