James Bond e la Costa Smeralda - lo spettacolare inseguimento ne “La spia che mi amava”
James Bond non ha mai nascosto la sua passione per l’Italia. Nelle recenti apparizioni al cinema, il celebre agente segreto britannico creato dalla mente di Ian Fleming ha avuto modo di visitare luoghi più disparati, da Venezia (Casinò Royale), il Lago di Garda e Siena nel pieno del Palio cittadino (Quantum of Solace), fino a terminare a Roma, con un inseguimento mozzafiato nelle strade della capitale (Spectre). Ma non è l’unico grande scontro su strada che il nostro “amichevole” agente di quartiere ha sostenuto lungo la sua carriera. Una delle corse più incredibili avvenute nella storia di 007 ha avuto luogo in un posto che pochi immaginano come sede ideale per una resa dei conti su quattro ruote: la Costa Smeralda. Nel 1977 la Sardegna è stata tra le location de La spia che mi amava. Il decimo episodio della saga prodotta da MGM vedeva Roger Moore ricoprire il ruolo di protagonista dopo che James Bond fu interpretato da Sean Connery e George Lazenby. La domanda è lecita: ma come si è arrivati alla Costa Smeralda? Per rispondere, bisogna partire dall’inizio. Bond si trova nelle vette austriache quando viene richiamato dall’agenzia per un compito delicatissimo: trovare il responsabile della sparizione di due sottomarini, uno dell’Unione Sovietica, l’altro di proprietà del Governo britannico. Nel tornare indietro, dovrà prima vedersela con degli inseguitori che lo vogliono morto, che si scopriranno essere della KGB, gli stessi che poi si uniranno alla causa inglese per capire chi è stato capace di rilevare le zone in cui erano presenti i sommergibili.
Fonte: 007.com
Gli indizi raccolti al Cairo porteranno Bond e l’agente segreto sovietico Anya Amasova (interpretata dalla splendida Barbara Bach) proprio sulle coste di Arzachena, dove lì vicino si trova la base galleggiante dell’antagonista del film, Stromberg. Ad aspettarli al Porto di Palau c’è Geofrey Boothroyd (meglio conosciuto con Q) con un auto non proprio vicina alle odierne utilitarie. Sprintosa, elegante, a Bond viene affidata la Lotus Esprit S1, che solo questa necessita di una storia a parte. Basti pensare che questa non era inizialmente il veicolo prescelto per questo capitolo. L’Esprit, le cui linee sono state disegnate da Giorgio Giugiaro, era stata parcheggiata agli Pinewood Studios di Londra da un manager della Lotus. Don McLaughlin, responsabile delle pubbliche relazioni dell’azienda, ha saputo dell’imminente inizio delle riprese e per questo motivo ha messo a disposizione del produttore Albert Broccoli ben due macchine utili per il girato. Mentre una di esse fu utilizzata per effettuare sequenze in camera car, l’altra, come si vede in alcuni piani sequenza del film, è stata oggetto di un inseguimento mozzafiato che va da Porto Cervo a Porto Rotondo, con la frazione di San Pantaleo che si vede nello sfondo.
Fonte: 007.com
In quelle strade tortuose e piene di ostacoli (come un camion di materassi che impedisce i protagonisti di scappare), Bond dovrà affrontare non solo una Kawasaki Z900 in versione sidecar, capace di trasformare la propria struttura laterale in un missile, ma anche una Ford Taunus con al suo interno uno degli scagnozzi di Stromberg, lo Squalo. L’esito dello scontro non sarà molto favorevole all’uomo dai denti d’acciaio. Non lo sarà nemmeno per il povero pastore sardo e la sua casa situata a Santa Teresa Gallura. Il tetto diventerà il punto di atterraggio della Ford dopo una lunga battaglia che termina con una caduta nel vuoto. Q del resto ha equipaggiato la Lotus di ogni ben di Dio, da un sistema che, dietro la targa posteriore, spruzza cemento rendendo impossibile la visibilità sul vetro di chi insegue, fino a cambiare forma.
Perché una delle scene memorabili de La spia che mi amava avviene quando dal ponte dell’Hotel Pitrizza l’auto si tuffa dritto in acqua, trasformandosi in un vero e proprio veicolo sottomarino dotato di un meccanismo di autodifesa invidiabile (chiedetelo pure alla donna presente nell’elicottero, colpito da un missile dotato all’interno dell’auto). In quell’occasione Lotus diede alla produzione 7 scocche dell’Esprit, una delle quali usate proprio per queste riprese davvero complicate. Lo spettatore, verso la fine di questa lunga passeggiata subacquea, ad un certo punto si sentirà come quel bagnante che, godendosi una meritata vacanza, vedrà improvvisamente quell’auto riemergere dalla spiaggia di Romazzino a Capriccioli. Troppo alcool in circolo? Davvero tutto quello che abbiamo visto è realmente successo? Sì, se questo è un film di James Bond, che, dopo aver rischiato più volte la vita, ha giustamente bisogno di un meritato riposo prima di scontrarsi con l’avversario nel finale. E quale miglior posto se non le sontuose stanze dell’Hotel Cala di Volpe?
Riccardo Lo Re