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16 Settembre 2019

La pianta sarda dalle proprietà eccezionali


Hypericum scruglii. La pianta che potrebbe rivoluzionare il mondo medicinale. È una pianta endemica e val la pena di ricordare che per endemismo si intende un termine che designa una condizione di stenocoria dal greco steno, cioè stretto e khora, ovvero terra, territorio. Concetto questo espresso per la prima volta in botanica dal naturalista svizzero De Candolle (1778-1841) che per analogia lo riprese dalla terminologia medica indicante la costante o frequente presenza di una malattia in una popolazione o in una regione.



Infatti la scoperta è di un gruppo di ricercatori costantemente a contatto con la natura della Sardegna, in particolare è dei nuclei di Virologia e di Botanica del Dipartimento di Scienza della Vita. Identificando la pianta che blocca gli enzimi che permettono al virus Hiv di replicarsi, nel metabolita appartenente alla classe dei fluoroglucinoli prenilati. Metabolita che si è rivelato capace di inibire a concentrazioni bassissime due enzimi chiave dell’Hiv-1 e quindi la sua replicazione in saggi cellulari.



La pianta cresce nella Sardegna centro orientale e costituisce una specie esclusiva degli altopiani carbonatici con zone di localizzazione abbastanza ristrette, in particolare i Tacchi dell’Ogliastra e l’area intorno a Laconi.



L’Università di Cagliari grazie al Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, dopo gli specifici test di laboratorio che hanno condotto a questa scoperta, entra negli annali delle pubblicazioni scientifiche grazie alle foglie della pianta nascosta in una Sardegna che, per la sua costituzione orografica, cela e riserva un numero insospettabile di piante singolari.



Per la sua posizione geografica, per le particolari caratteristiche corologiche ed ecologiche, nonché per la relativa scarsa antropizzazione rispetto all’estensione del territorio, la Sardegna ha custodito areali favorevoli allo sviluppo e alla conservazione di un notevole numero di specie endemiche, le quali risultano essere oltre il 10% della popolazione floristica dell’isola.



Con un lavoro coordinato dalla virologa Francesca Esposito e dalla botanica Cinzia Sanna, condotto in team da diversi ricercatori cagliaritani in un’ampia, fertile collaborazione con le Università della Campania e dell’Insubria, nonché del Max Planck Institute for Chemical Ecology di Jena in Germania, si raggiungerà l’obiettivo di ridurre significativamente la quantità di farmaci che il paziente sieropositivo deve assumere.



Non solo, come suggerisce la rivista scientifica Plos One, la ricaduta di tale scoperta sarà proprio quella di porre le basi per un successivo sviluppo di farmaci antivirali. Si evince nella pubblicazione sulla rivista americana del lavoro d’insieme del gruppo di ricerca internazionale, guidato da Francesca Esposito, questa spiegazione tecnica:



“La molecola è in grado di inibire in vitro la trascrittasi inversa e l’integrasi dell’immunodeficienza umana di tipo 1 e si è dimostrata in grado di inibire anche la replicazione del virus in colture cellulari. Questo composto non era mai stato isolato prima di questo studio.”


Un approccio multi target, è così che definisce il loro lavoro la virologa capitana della scoperta, che considera estremamente promettente al pari di altre linee di ricerca su cui stanno intervenendo dall’Ateneo cagliaritano in campo antivirale. Mentre Cinzia Sanna si accinge a precisare che qui non si tratta di una pianta tossica. Infatti l’olio di un’altra specie di Hypericum, ben nota e ampiamente utilizzata nella medicina popolare, lenisce le ustioni.


Anna Maria Turra

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