Monet e gli Impressionisti: dipingere en plein air
En plein air. Uscire dall’atelier e dipingere gli spazi aperti cogliendo il mutare della luce durante le ore del giorno. Essere impressionista significa soprattutto dipingere del vero, cogliere quell’impercettibile e continua trasformazione che colora e illumina ogni cosa: alberi, fiumi, fiori e pietre, strade e edifici, persone e animali.
Un nuovo gruppo di artisti lavora alla luce del giorno e ne cattura l’essenza con i suoi colori cangianti, facendoli diventare la propria cifra stilistica. Armati di cavalletto, tubetti di colore, tavolozza e tela, gli impressionisti escono di casa di mattina presto e immortalano il trascorrere del tempo lavorando rapidamente e anche ripetendo lo stesso soggetto per più e più giorni, perché come diceva Monet “tutto cambia, persino le pietre”. Il risultato ottenuto è sempre diverso, perché irrepetibili sono i giochi di luce così come le sensazioni che provocano.
Questo straordinario movimento artistico ha cambiato per sempre il modo di dipingere, e pur nella loro diversità gli artisti che ne hanno fatto parte sono accumunati da una sensibilità simile, che si allontana dalle regole della pittura accademica in studio. Il paesaggio irrompe sulla scena, la Parigi moderna ed elegante sta diventando capitale della cultura e del progresso economico, e la sua vita dinamica e gli eventi mondani sono al centro degli interessi della nuova borghesia. I nuovi protagonisti dei quadri sono i boulevard, le stazioni, i teatri e i giardini. Claude Monet è il capofila del movimento di cui faranno parte anche Berthe Morisot, Camille Pissarro, Camille Corot, Eugène Boudin, Edouard Manet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir e Paul Signac.
Monet e gli impressionisti in mostra a Bologna
Una selezione delle splendide opere di questi artisti immortali esce in questi giorni dalle sale del Musée Marmottan Monet di Parigi per essere esposta fino al 14 febbraio 2021 nelle sale di Palazzo Albergati, a Bologna, grazie alla curatela della direttrice scientifica del museo, Marianne Mathieu, in un’anteprima assoluta, con opere uniche molte delle quali mai esposte altrove nel mondo.
La mostra Monet e gli Impressionisti. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Parigi è un corpus di 57 capolavori, divisi in sei sezioni, che porta le firme di Monet e dei maggiori esponenti dell’Impressionismo francese – rendendo omaggio anche ai collezionisti e benefattori che hanno permesso questa raccolta che, a partire dal 1932, ha contribuito ad arricchire la prestigiosa collezione del museo parigino.
Le sezioni della mostra Monet e gli Impressionisti
La prima sezione della mostra, Claude Monet: l’origine delle collezioni del Musée Marmottan Monet ci introduce alle origini del Museo Marmottan, quando ha iniziato a ospitare le opere di Monet e degli Impressionisti. Uno spazio di rilievo è dedicato alla donatrice Victorine Donop de Monchy, di cui si può ammirare il ritratto firmato da Renoir del 1892, seguito da due dei capolavori di Monet donati da Victorine al museo: Il Ponte dell’Europa, Stazione Saint Lazare (1877) e Il treno nella neve. La locomotiva (1875). Il museo aprì al pubblico nel 1934 e nel 1966 Michel Monet, figlio di Claude e ultimo discendente, lo nominò erede universale dell’artista, rendendolo così il custode della più grande collezione al mondo di opere del padre. Di un centinaio di tele donate da Michel Monet, i pezzi più belli costituiscono il cuore della mostra, assieme a un busto di Monet eseguito da Paul Paulin, unica scultura in mostra.
La seconda sezione, Berthe Morisot al Musée Marmottan Monet accoglie alcune opere della pittrice che sono state donate al Museo dai suoi discendenti, oltre a un ritratto della giovane Julie Manet sedicenne, eseguita da Pierre-Auguste Renoir nel 1894. Fra le opere di Berthe Morisot si può ammirare la bucolica e straordinaria Pastorella sdraiata, colta all’ombra di un pero nella sua gonna lilla, con la camicia bianca e lo scialle rosso aranciato e l’amata capretta Colette. Oltre ai capolavori di Morisot, la presenza di opere di maestri e amici di famiglia come Camille Corot, Édouard Manet e altri colleghi impressionisti testimoniano i primi passi del movimento.
L’opera Giove e Antiope (1856) di Manet (ispirato all’omonimo dipinto di Tiziano) evoca l’incontro di Berthe Morisot con Claude Monet avvenuto nel 1868 al Louvre mentre i due copiavano i capolavori del museo. Fra questi il celeberrimo Ritratto di Berthe Morisot distesa (1876), in cui l’artista si presta come modella per Manet, attività che perseguirà fino al 1874, anno del suo matrimonio con il fratello Eugène.
Dipingere en plein air è la terza sezione della mostra. Dipingere all’aria aperta ha cambiato profondamente l’approccio dei nuovi artisti rispetto ai predecessori, che si allontanano dalla pittura tradizionale, religiosa o mitologica per dipingere ciò che vedono in prima persona. Senza idealizzare le immagini, abbandonando i toni scuri e i grandi formati (le tavole dovevano essere facilmente trasportabili) avviene una svolta epocale rispetto alla pittura tradizionale. Trovano spazio in questa sezione opere come Paesaggio di Cagnes-sur-Mer (1905) di Renoir, Estate di San Martino, dintorni di Moret-sur-Loing (1891) di Sisley, Boulevard esterni, effetto di neve (1879) di Pissarro, contributi esemplari degli impressionisti alla storia dell’arte.
Nella quarta sezione, La pittura di figura, è il termine “impressionista” il grande imputato.
Il termine fu coniato dal critico Luis Leroy ispirandosi al celebre dipinto di Monet Impression, soleil levant, non senza un’accezione dispregiativa, quasi che la realizzazione veloce e libera dai canoni, lo studio degli effetti atmosferici sui soggetti e sul paesaggio nascondessero un’incapacità di saper disegnare. Ma basta osservare dipinti come Ritratto di Henri Rouart (1871) o il Ritratto di Madame Ducros (1858), entrambi di Degas, per rendersi conto di quanto queste accuse fossero infondate. Per Renoir, Morisot e Degas il disegno è la vera essenza della pratica artistica: è la linea a dar vita al soggetto in tutta la sua complessità. Essere impressionisti significa anche raffigurare la società così com’è, dipingere il ritratto della “vita moderna”, come la chiamò Baudelaire.
Monet trascorse l’intera vita immerso nella natura, da cui colse inesauribile ispirazione. Nato nel 1840 e morto nel 1926, nei primi anni della sua carriera si diletta a dipingere gli angoli di Argenteuil, i dintorni di Parigi, i paesaggi della Normandia (dove era cresciuto), e molte località europee e olandesi in cui ha viaggiato.
Quando si stabilisce a Giverny, il suo giardino diventa l’unico soggetto dei suoi dipinti. Ecco che la quinta sezione, Monet: da Argenteuil a Giverny è proprio un focus sul passaggio da un periodo all’altro, che conferma come protagonisti principali delle sue tele la luce e lo spazio: la luce brillante di una giornata di primavera ad Argenteuil (Passeggiata ad Argenteuil, 1875), l’atmosfera piovosa di un mare in tempesta a Fécamp (Il mare a Fécamp, 1881), le luci della Senna sul far della sera (La Senna a Port-Villez, effetto di sera (1894), fino al trionfo di colori dello stagno di Giverny (Lo stagno delle ninfee, 1917-1919 e 1918-1919). Nel giardino di Giverny Monet trova la sua massima espressione, ritraendo la fragilità della natura, i piccoli dettagli di fiori, i riflessi d’acqua e le sfumature del fogliame, riportandoli in grandi tele, in cui si incontrano l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande, il micro e il macrocosmo, come in Iris, (1924-25 circa). Nascono qui le numerose tele dedicate alle iconiche ninfee.
La sesta e ultima sezione, Da Monet a Signac, accoglie alcune delle grandi opere che Monet conservava nella casa-atelier di Giverny, fra cui la sua ultima opera Le rose ( 1925-26), mai esposta dall’artista in vita.
Ecco le opere Glicini (1919-1920) e Il ponte giapponese (1918), e i quadri eseguiti dai suoi amici che aveva appeso in camera da letto. Fra queste anche alcune opere di Paul Signac, che segnano il passaggio fra l’impressionismo istintivo del maestro e quello metodico e scientifico del giovane artista (neoimpressionista). Ma l’obiettivo e il risultato sarà il medesimo: esaltare la luce e il colore.
Monet, prenderà per l’ultima volta il pennello in mano per dipingere un mazzo di rose, accomiatandosi così dai fiori che hanno suscitato in lui il desiderio di diventare pittore. Morirà il 5 dicembre 1926 a Giverny.
Nathalie Anne Dodd
Credits
Galleria verticale
- Pierre Auguste Renoir (1841-1919) Ritratto di Victorine de Bellio, 1892 Olio su tela, 55x46 cm
Pierre Auguste Renoir (1841-1919), Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images - Pierre Auguste Renoir (1841-1919) Ritratto di Julie Manet, 1894 Olio su tela, 55x46 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Annie Rouart, 1993 © Christian Baraja SLB
- Berthe Morisot (1841-1895) Donna con ventaglio o Il ballo, 1875 Olio su tela, 62x52 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Claude Monet (1840-1926) Ninfee, 1916-1919 circa Olio su tela, 200x180 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Paul Paulin (1852-1937) Claude Monet, 1910 Gesso, 59x41x33 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966 © Christian Baraja SLB
- Pierre Auguste Renoir (1841-1919) Fanciulla seduta con cappello bianco, 1884 Pastello su carta, 62x47 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Nelly Sergeant-Duhem, 1985 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
Galleria orizzontale (1)
- Alfred Sisley (1839-1899) Il canale del Loing in primavera, 1892 Olio su tela, 54x66 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Nelly Sergeant-Duhem, 1985 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Camille Pissarro (1830-1903) Boulevard esterni, effetto di neve, 1879 Olio su tela, 54x65 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Claude Monet (1840-1926) Passeggiata ad Argenteuil, 1875 Olio su tela, 61x81,4 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Nelly Sergeant-Duhem, 1985 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Claude Monet (1840-1926) Il treno nella neve. La locomotiva, 1875 Olio su tela, 59x78 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Berthe Morisot (1841-1895) Pastorella sdraiata, 1891 Olio su tela, 63x114 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Annie Rouart, 1993 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
Galleria orizzontale (2)
- Claude Monet (1840-1926) Le rose, 1925-1926 Olio su tela, 130x200 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Édouard Manet (1832-1883) Ritratto di Berthe Morisot distesa, 1873 Olio su tela, 26x34 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Annie Rouart, 1993 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Claude Monet (1840-1926) Il ponte dell’Europa, Stazione Saint- Lazare, 1877 Olio su tela, 65x81 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, dono Eugène e Victorine Donop de Monchy, 1940 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Claude Monet (1840-1926) Ninfee, 1916-1919 circa Olio su tela, 150x197 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966 © Musée Marmottan Monet, Paris / Bridgeman Images
- Pierre Auguste Renoir (1841-1919) Lo stagno, Cagnes o Paesaggio di Cagnes-sur-Mer,1905 Olio su tela, 46x55 cm Parigi, Musée Marmottan Monet, deposito della Fondation Ephrussi de Rothschild, Saint-Jean- Cap-Ferrat, 2018 © Christian Baraja SLB