Quando la casa è un’esperienza di vita
La sfida di Arrigo Baj. «Quando arrivai in Sardegna, alla fine degli anni Settanta, mi dissero che qua non avrei potuto costruire niente», dice l’architetto milanese che ha rivoluzionato il concetto di casa e design. «Così, nel 1981, a meno di trent’anni comprai casa a Capo Coda Cavallo, la buttai giù e la ricostruii: da allora non mi sono più fermato».
Dalla Costa Smeralda all’Isola di San Pietro, in Sardegna Baj, quarant’anni di onorata carriera alle spalle e idee per almeno altrettanti, ha lavorato dappertutto. E il vincolo della natura, che è quello insito nella sfida lanciatagli, è diventato il suo punto di forza. «Dal primo momento mi sono innamorato della Sardegna: se vedo una bella roccia non la sposto per costruire una casa, ma costruisco la casa intorno».
Di modo che il pezzo di granito te lo ritrovi in mezzo al salone o alla camera da letto. Instancabile viaggiatore e trend setter, Baj è un pioniere che sposa la filosofia della casa come esperienza di vita. «Credo che sia legato ai miei anni di formazione», prosegue l’architetto, che nell’era della digitalizzazione continua a progettare a mano libera. «Alla fine del primo anno di Architettura, andai a Beirut, poi a Dubai, per cinque anni». L’illuminazione: «Là le case erano diverse dai nostri appartamenti da 100, 150 metri quadri, con spigoli vivi e l’arredamento come attore principale. Cominciai a costruire case storte, con le volte».
Sculture, opere d’arte incastonate nel paesaggio. «Ho sempre usato materiali naturali, per interni e esterni». Parola d’ordine: ricerca. «Vasche da bagno e lavandini li facciamo noi, per le docce uso il tadelakt», il rivestimento tradizionale degli hammam e dei bagni dei palazzi del Marocco. E, naturalmente, la luce. «Led blu nel pavimento della doccia». Ma non solo: «Fosse per me, allargherei tutte le finestre», ammette Baj. «Quando uno si sveglia, la mattina, deve vedere il mare». L’orizzonte della Sardegna tanto amata.
Ilenia Giagnoni